Forse un’esplorazione alla ricerca della valli, della pace, del silenzio e dei ghiacciai scintillanti delle valli himalayane? Assolutamente no. La risposta è un impianto turistico sciistico di 300 milioni di dollari (2.400 ettari di superficie, hotel di lusso, chalet, strutture per meeting e conferenze, un centro divertimenti, ristoranti e negozi, e, ovviamente, tanti impianti di risalita e neve artificiale), la cui costruzione offrirebbe ai contadini del luogo 3500 posti di lavoro, ricchezza e tanta consumistica felicità. Peccato però che ai contadini di questo progetto non interessa nulla, e l’idea di dover rinunciare alle proprie abitudini e veder limitato il proprio rapporto con le risorse naturali li terrorizza.
I cittadini del distretto di Kullu, dove dovrebbe sorgere l’Himalayan Ski Village, non hanno infatti nessuna intenzione di convivere con ristoranti, seggiovie e turisti dediti allo snowboard (tra l’altro il centro disterà appena 45 minuti di volo da Nuova Delhi e sarà una facile meta per il turismo di massa), mentre per il miliardario americano Alfred Ford questo paradiso in cui natura e spiritualità si compenetrano in modo armonico non ha nessun valore.
Per tutte queste motivazioni gli abitanti della regione di Manali protestano nella speranza che qualcuno ascolti i loro “appelli” e si rivolgono al governo locale che, a loro parere, avrebbero messo in secondo piano le esigenze della popolazione per cedere alle allettanti adulazioni americane.
“Siamo contro questo progetto – spiega il rappresentante del gruppo cittadino di protesta, Maheshwar Singh – perché sappiamo che ci priverà di tanti diritti, limiterà il nostro accesso alle risorse naturali e danneggerà l’ambiente. La costruzione di questo impianto è qualcosa che va contro la nostra cultura e ferisce i nostri sentimenti. Siamo persone semplici, che vivono di quello che offrono terra, acqua e cielo”.
“Vogliamo promuovere turismo sostenibile ed eco-compatibile – ha dichiarato il direttore generale dell’Himalayan Ski Village, John Sims – e abbiamo predisposto programmi per mitigare l’impatto ambientale sia della fase costruttiva che operativa”.
Ma le paure non si fermano qui. L’accordo tra la Ford Motor Company e i vertici locali esiste dal 2005 e il legale Chandersen Thakur sostiene “stanno cercando di ingannare questa gente approfittando della loro ingenuità. Abbiamo chiesto al governo di fornirci tutta la documentazione riguardo al progetto, e in particolare al rapporto tra l’amministrazione e la compagnia che si occuperà dei lavori, ma non ci è stato ancora consegnato nulla”.
Il consiglio di amministrazione che si occupa del progetto assicura “abbiamo ascoltato le proteste e ne abbiamo preso atto. Presenteremo tutta la documentazione necessaria entro pochi giorni”.
Nella speranza che questo popolo non sia costretto ad emigrare verso altre regioni entro poco tempo dalla realizzazione del progetto, aiutiamoli a mantenere intatto quel paesaggio rarefatto di cime innevate, di sconfinati orizzonti, ma soprattutto i loro diritti umani e civili, firmando la petizione.
8 Luglio 2009 - Scrivi un commento
Manali accoglie gia piu di 80'000 turisti ogni estate
ci pensano loro a distruggere il paesaggio
le teleferiche elettriche sarebbero una valida alternativa ai bus diesel che salgono sulle montagne a centinaia ogni giorno durante l'alta stagione!
Se gli indigeni devono emigrare è perchè non ci sono sufficenti sbocchi professionali... HSV ne prevede per 3500 ... formazione compresa
LG consulente e etnologo