Finanziatrice principale è la Munich Re, una delle maggiori compagnie assicurative tedesche. L’idea però, ormai nota da qualche anno, è nata da un gruppo di organizzazioni sia regionali che multinazionali fra cui la TREC (Trans-Mediterranean Renewable Energy Cooperation) e il Club di Roma.
La settimana scorsa il progetto ha fatto un altro passo verso la realizzazione poiché un consorzio di compagnie tedesche ha deciso di finanziarlo. Il prossimo incontro avrà luogo a metà luglio e sarà destinato a formalizzare quest’intesa che include compagnie come la Siemens, la Deutsche Bank e il gigante energetico E.On. I costi di costruzione e mantenimento fino al 2050, dovrebbero essere di 400 miliardi di euro.
Alcuni critici però, come il socialdemocratico tedesco Hermann Scheer, sostengono che sia una stima troppo ottimista. Il vincitore del Premio Nobel Alternativo - concessogli per il suo impegno nell’ambito dell’energia solare - reputa il progetto superfluo: “Perché cercare lontano, quando quello che ci serve è così vicino?” Sostiene, infatti, che i pannelli solari sui tetti tedeschi riusciranno presto a produrre abbastanza energia da coprire il fabbisogno nazionale.
Perché allora, installare pannelli solari anche in Africa?
Inoltre, secondo Hermann Scheer, i pannelli solari non resisteranno a lungo nel Sahara: “presto i vermi del deserto li righeranno come fossero carta vetrata, rendendoli inefficaci”. “Il signor Scheer dovrebbe andare in California a vedere il deserto del Mojave, dove gli specchi solari funzionano ancora come il giorno della loro installazione vent’anni fa”, replica Sven Moormann, dell’azienda fotovoltaica Solar Millenium.
Si è parlato molto di costi di fabbricazione e manutenzione, ma quali sono i costi e i danni ambientali che comporta un progetto di tali dimensioni? Quale sarebbe il consumo energetico necessario per produrre milioni di pannelli solari?
Ambientalisti e produttori di pannelli discutono ormai da anni di questo progetto. Ma qualcuno ha mai studiato le conseguenze che avrebbe sul popolo dei tuareg che il deserto lo abitano e sulle carovane che lo attraversano? E che ne sarebbe della flora e della fauna che pure vivono nell’area?
Queste sono domande per cui non ha tempo chi cerca di fornire energia all’Europa il più in fretta possibile, prendendo tale energia da un continente dove gran parte della popolazione non sa neanche cosa sia l’elettricità.
28 Giugno 2009 - Scrivi un commento