Pierre François, ex responsabile della sicurezza di EDF, avrebbe organizzato servizi di sorveglianza su Greenpeace a partire dal 2002. Secondo l'accusa, François avrebbe usato degli investigatori per violare il computer di Yannick Jadot, a suo tempo direttore delle campagne di Greenpeace in Francia. Mail, dati, files copiati e trasmessi. L'operazione sarebbe stata condotta da Thierry Lhoro, in precedenza agente segreto.
EDF nega ovviamente di avere tentato di inserirsi nelle “reti private” di Greenpeace o altri, anzi, ha cercato di mostrarsi come una vittima della situazione. Tentativo fallito poiché respinto dai giudici francesi.
Anche il signor François nega le accuse contro di lui, in particolare quelle che lo vedono coinvolto nell'assunzione di investigatori privati e nelle operazioni di pirateria informatica per un illegale accesso ai dati del computer di Jadot.
L'indagine in corso in Francia su tale questione sta cercando di fare luce su quanto ha dichiarato Thierry Lorho, ex agente dei servizi segreti la cui società, Kargus Consultants, fu assunta da EDF per "offrire appoggio operativo per sorveglianza strategica". Lorho ha dichiarato ai giudici che gli fu chiesto da François di “introdursi” nel computer di Jadot, e che quella sarebbe stata una prima prova di un contratto a lungo termine che l'avrebbe portato a “pedinare” l'Organizzazione ambientalista nelle sue attività.
Il sistema si avvaleva di un cosiddetto “cavallo di Troia”, tramite il quale avrebbero potuto registrare ogni email ed ogni battito di tasto di Jadot.
Pierre François ed il responsabile della sicurezza di EDF Pascal Durieux rinnegano tali affermazioni. François afferma che le accuse di Lorho sono solo un tentativo di vendetta per non essersi visto rinnovare il contratto di collaborazione con l'azienda elettrica.
Una vicenda che ha a dir poco del grottesco, ma che tratta temi coi quali ci sarebbe poco da scherzare. A chi credere?
Un aiuto per farsi un'opinione lo si può forse avere da Jean-Marc Sabathé, direttore della sicurezza presso EDF (nonché direttore dei due accusati), che ha dichiarato in un'intervista rilasciata al quotidiano francese “Le Monde” che sia il Sig. Francois che il Sig. Durieux sono stati sospesi dopo che un'indagine interna alla società ha rivelato che i metodi usati per contattare la Kargus non avevano rispettato le regole della compagnia, e che i dirigenti EDF non sapevano nulla di tali contatti.
Ciò che incuriosisce maggiormente in questa vicenda, oltre allo “scarica barile” tipico di queste situazioni e al modo in cui un'azienda pubblica possa utilizzare la rete e le tecnologie informatiche, è il coinvolgimento dello stato francese e dei suoi servizi di intelligence. La lobby nucleare in Francia è particolarmente potente, e vasto è l'appoggio politico e civile all'energia nucleare. Ma EDF, oltre alle mire espansionistiche in Italia, ha acquistato importanti fette di compagnie produttrici di energia in Gran Bretagna (ecco perchè l'interesse da parte del FT), paese in cui il movimento anti-nucleare è molto più massiccio che in Francia.
Uno scontro telematico oltre che economico, civile e culturale?
Questi colossi in perdita - che non riuscirebbero a sopravvivere senza l'appoggio di presidenti come Sarkozy o Berlusconi - con cantieri sempre (e fortunatamente) in numero ridotto e in ritardo rispetto alle previsioni (ne è un ottimo esempio il reattore in fase di costruzione in Finlandia), si devono ormai attaccare oltre che ai finanziamenti pubblici, anche allo spionaggio on-line e all'arruolamento di giovani hackers.
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