Ho fatto questa premessa perché negli ultimi tempi molti ricercatori iniziano ad affermare che Internet sta diventando una forma vera e propria di consapevolezza in embrione, ormai del tutto scollegata da una sede fisica specifica, da un computer particolare.
La Rete, come somma di centinaia di milioni di computer, ognuno con le proprie memorie, con i propri sistemi operativi, sta diventando qualcosa di estremamente simile a un cervello umano.
Così come le interazioni tra i neuroni, per mezzo delle sinapsi, creano le basi per la formazione e la manifestazione del pensiero, molti studiosi affermano che questo comincia ad avvenire anche in Internet.
Del resto, gli stessi motori di ricerca pian piano iniziano ad andare al di là della loro programmazione ed esercitano vere e proprie scelte; social network come Facebook raccolgono dati ed informazioni su un numero sempre crescente di esseri umani e, perché no, di animali. E così via...
Tutto questo apre prospettive e scenari estremamente seducenti. Infatti, se consideriamo l’essere umano come una delle punte di diamante del processo evolutivo in atto sul pianeta, aver creato Internet può significare avere gettato realmente le basi per un ulteriore salto di livello dello sviluppo di una coscienza-consapevolezza planetaria.
Gli effetti dello sviluppo tecnologico della razza umana sul sistema vitale di Pachamama sono molteplici, per fare qualche esempio:
- con la diffusione dei voli intercontinentali, una gran quantità di specie vegetali, animali, di microbi e batteri hanno avuto la possibilità di spostarsi e di interagire con altre forme di vita, in altri luoghi del pianeta prima irraggiungibili per loro, proseguendo così un loro processo di evoluzione e di interazione con altre forme viventi,
- la stessa diffusione capillare degli antibiotici costituisce uno stimolo incredibile di mutazione ed evoluzione per molte specie microbiche, innescando in loro un vero e proprio salto evolutivo.
Non so a voi, ma a me tutto questo sembra un quadro estremamente affascinante che ci ricorda in ogni momento che se da un lato rappresentiamo minuscole cellule di un organismo molto più vasto, dall’altro siamo come scintille e manifestazioni dirette del Divino, siamo meravigliosi protagonisti di un continuo processo di evoluzione universale.
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Ovvero, sarebbe bello se, magari in un futuro lontano e prima di autodistruggerci come abbiano iniziato a fare da almeno un secolo, ci sarà un'era in cui gli esseri viventi condivideranno l'esperienza e la conoscenza, in cui ogni essere, animale e magari anche vegetale, farà crescere la consapevolezza di ciascun altro.
Certo, mi rendo conto di quanto sia utopico e forse persino innaturale, ma avere un pensiero di speranza non può far male, e ancora meno fa male vivere pensando che un giorno, anche dopo secoli dal proprio trapassato, il sogno di Gaia sarà realizzato.