Una volta osservate e comprese le leggi della natura, l’uomo può favorirne lo svolgimento, soprattutto per recuperare e riportare alla vita le zone degradate. Non dobbiamo pensare per forza a interventi grandiosi come il recupero di una discarica di rifiuti, che difficilmente ci capiterà di affrontare, ma rimanendo nel piccolo, possiamo pensare anche al giardino di una villetta a schiera appena costruita, il cui terreno è ricco di calcinacci e decisamente poco fertile.
È possibile intervenire allora inserendo per prime le specie pioniere, come molte leguminose presenti nel bacino del mediterraneo, in modo da favorire in un secondo tempo la crescita di piante più esigenti. Il nostro giardino sarà subito bello e rigoglioso, senza sprecare inutilmente energie (soldi, acqua, lavoro...) per ottenere un prato all’inglese.
Una delle priorità della permacultura, insita anche nel suo nome, è la priorità data alle specie permanenti, che contrastano l’impoverimento e l’avvelenamento del terreno dovuto alla monocultura intensiva. Buona parte dei terreni coltivati in agricoltura sono destinati a produrre foraggio, ma non viene calcolato che si può ottenere un alimento valido e sufficiente per gli animali anche dagli alberi e dai pascoli sottostanti. Esistono numerose piante adatte a offrire cibo, sia sotto forma di rami giovani e teneri, sia sotto forma di frutta e bacche. Ne citiamo alcuni: carrubi, castagni, querce, frassini, gleditsie, rovi, ecc., senza contare che nei primi anni dalla piantagione, in attesa che gli alberi entrino in produzione, possiamo coltivare in consociazione erbacee e arbusti per avere un reddito. Sotto un frutteto o un vigneto possono pascolare pecore, maiali e oche.
Strettamente collegato a quello della collocazione relativa, è il principio della pianificazione delle energie. Secondo tale principio è importante organizzare il territorio tenendo conto sia delle risorse interne sia degli scambi con l’esterno, in modo da favorire il più possibile l’autosufficienza energetica e non pesare così sull’ecosistema.
A questo scopo, sono state previste 5 zone progressivamente più distanti dall’abitazione e quindi dal nostro controllo quotidiano.
Nella zona 1, la più vicina a casa, andranno posizionate le attività che richiedono la nostra presenza almeno una volta al giorno, come per esempio l’orto, il pollaio ad uso familiare, la stalla con le vacche da latte (ma con l’uscita per il pascolo in zona 2), la zona per il relax e il soggiorno all’aperto, la serra per i semenzai.
La zona 3 è adatta alla frutta che ha bisogno di meno cure (olivi, uva, noci, noccioli...), il pascolo per gli animali da carne, magari sotto alberi adatti a produrre foraggio per loro.
In zona 4 trovano posto il bosco e gli arboreti adatti a fornire sia legno pregiato da vendere, sia legna da usare come combustibile, sia foraggio per gli animali (non dimentichiamoci che il cibo preferito dai maiali sono le ghiande e che un maiale allevato a ghiande offre una carne pregiatissima); nelle aziende agricole in zona 4 si trovano anche i campi in cui si coltivano specie adatte a dare reddito senza impoverire il suolo.
Nella scelta degli alberi da legno è importante seguire un ordine di priorità: al primo posto ciò di cui ho bisogno io, poi quello che viene richiesto dagli artigiani dei dintorni e infine le essenze che possono essere vendute più lontano. Tutto ciò per ottimizzare il guadagno e minimizzare lo spreco di risorse (trasporti, intermediazioni, ecc.).
Infine la zona 5 la dedichiamo alla natura, perché se la riprenda. Scegliamo una zona in cui l’intervento umano sia stato finora meno devastante, meglio se una zona umida ricca di flora e fauna selvatica, la recintiamo con triplo filo spinato e apponiamo cartelli con “vietato entrare - pericolo” in modo che piano piano senza l’uomo fra i piedi, possa ricrearsi un equilibrio del tutto naturale. Va qui tenuto presente che la permacultura è nata in Australia e ha trovato le sue principali applicazioni in paesi piuttosto impervi, dove il confine esterno della proprietà è una zona spesso popolata soltanto da animali selvatici, mentre diversissimo può essere il caso del nostro paese in cui l’urbanizzazione ha lasciato ben pochi spazi liberi dagli insediamenti umani.
Per progettare bene lo spazio, il territorio viene suddiviso anche in settori, che sono indipendenti dalle zone e che riguardano altri fattori, per esempio il vento, il pericolo di incendi, la disponibilità d’acqua, il panorama da valorizzare o al contrario la bruttura da nascondere alla vista e così via... Vanno segnalati sulla mappa del terreno in modo da tenerne conto per la pianificazione ad esempio di siepi frangivento in posizione adatta.
In permacultura si cerca di creare informazione e di raccogliere informazioni. E’ molto importante l’osservazione e la creatività nel risolvere i problemi, utilizzando non solo la razionalità e lo schema lineare “causa-effetto” che ci hanno insegnato a scuola.
Un esempio minimale è utilizzare una “tenda” di fagiolini rampicanti per proteggere dal caldo la parete di casa più esposta al sole e, naturalmente, per avere verdura fresca a portata di mano. Un esempio più complesso è la realizzazione con materiale di recupero di un mulino a vento che aziona una pompa per estrarre l’acqua dal pozzo. Gli elementi presenti in natura, vento e acqua sotterranea, sono stati combinati insieme grazie a un uso appropriato di tecnologia, per ottenere un effetto utile.
Ci sono tantissime informazioni disponibili in natura e a volte basta “condirle” con un po’ di immaginazione per ricombinarle nella maniera adatta a risolvere un problema o a favorire il verificarsi di un certo effetto.
Introduzione alla Permacultura
Il libro che ha fatto conoscere in tutto il mondo la Permacultura: l'arte di coniugare i saperi di discipline... Continua... |