Sicuramente le pressioni e il marketing delle multinazionali farmaceutiche sono determinanti, ma credo anche la buona fede dei medici che spingono nel tentativo di una prevenzione che spesso risulta essere più che altro una speranza che non una certezza. Senza contare le paure che gli stessi medici hanno di incappare in qualche denuncia per incuria, danni o peggio da parte di pazienti spazientiti. È quella che viene ormai chiamata la “medicina difensiva”. Negli ultimi dieci anni o poco più le richieste di danni per errori dei medici sono cresciute del 66% (28.400 casi in Italia nel 2006 contro i 17.000 del 1996).
Tutto questo concorre comunque a generare un tipo di situazione in cui sono i pazienti stessi, ossia tutti noi, a trarne le conseguenze, che sono nel complesso abbastanza nocive.
Gli effetti di questa overdose di analisi cliniche sono a volte infatti drammatici, specie quando si tratta di determinati esami diagnostici invasivi o eccessivamente ripetuti.
Eppure anche la scientificità di tale ricorso non è così palese.
Ad esempio si legge spesso di progetti sanitari che intendono potenziare l'adesione allo screening del cancro alla mammella tramite mammografia (ad esempio, a Bologna il progetto Pal, Piano attuativo locale, 2004-2006 che si fissava un aumento del 30% di tale adesione1) quando sul Lancet, il giornale scientifico per eccellenza della medicina ufficiale, è stato pubblicato già da tempo che la mammografia è piuttosto sconsigliata perché perlomeno ingiustificata2.
Un altro esempio è quello delle radiografie che, come ormai tutti sanno, in quantità eccessive sono piuttosto dannose. Eppure gli esami radiologici nel mondo sono passati da 2 miliardi del 1991 a 5 miliardi di oggi. In media, un cittadino di un paese occidentale riceve oggi all'anno una quantità di radiazioni pari a 150 delle vecchie radiografie al torace (che forse un tempo effettuava due-tre volte nella vita). Le radiografie sono causa assodata di tumori. Uno studio recente ha correlato una percentuale di questi compresa tra l'1,5 e il 2% all'eccesso di tomografie computerizzate3.
Per quello che riguarda i bambini si può ricordare che “Secondo dati sperimentali e statistici emergererebbe un piccolo ma significativo rischio individuale di aumento di neoplasie, durante il corso della vita, nei bambini irradiati alle dosi comunemente impiegate con la Tac spirale […]. Dagli studi emerge anche una correlazione tra numero di esami radiografici e rischio di leucemia linfatica acuta nei bambini al di sotto dei 10 anni, un rischio che perdurerebbe tutta la vita. Una ricerca attuata negli Stati Uniti, dove sono eseguite 2,7 milioni di Tac l’anno sui bambini, sostiene che la Tac in pediatria può risultare la combinazione più pericolosa in tema di radioprotezione e che il 30% di questi esami è inutile […]”4.
In Italia si parla di un costo di tre miliardi e mezzo di euro l’anno per quanto riguarda esami diagnostici come Tac e risonanze magnetiche effettuate inutilmente5.
Secondo i dati in possesso della Federazione dei tecnici sanitari di radiologia medica, su 50 milioni di esami che sfruttano le radiazioni che vengono effettuate in un anno in Italia oggi, almeno 1 ogni 4 sarebbe inutile. Il New York Times è arrivato a dichiarare ultimamente, grazie a un'intervista a un esponente scientifico di rilievo, che una percentuale compresa tra il 20 e il 40% degli esami radiologici effettuati non ha effetti validi ai fini di una corretta diagnosi.
Tra l'altro, per cause fisiologiche e genetiche, donne e bambini sarebbero i soggetti più esposti al rischio di leucemie, cancro al polmone e alla tiroide da radiazioni e, nonostante ciò, ogni tipo di e nonostante ciò, ogni tipo di esame diagnostico viene prescritto con estrema leggerezza. Basti pensare alle ecografie. Il Ssn consiglia di effettuare solo tre ecografie in gravidanza. Ma solo nel 21,1% dei casi si resta all'interno di questa precauzione. Il 73% delle donne gravide infatti lo supera (dati 2002).
Se oltre agli effetti nocivi dimostrati, che l'eccesso di diagnostica ha sulla salute umana, pensiamo alle complicazioni devastanti che questa medicalizzazione totale comporta per il sistema ecologico ed economico, afferriamo velocemente l'entità della questione. Lo spreco di risorse e di denaro è a dir poco enorme ed è tutto a carico nostro e della nostra biosfera.
I gridi di allarme degli addetti ai lavori che hanno conservato un minimo di coscienza, e che ogni tanto risuonano sui media, restano tutto sommato abbastanza inascoltati. I tentativi di “riforma” rimangono sempre invischiati nel solito meccanismo. L'approccio forse dovrebbe essere più di tipo filosofico che economico.
Infatti, il problema, a mio parere, è che il dato di partenza di cui tener conto per una inversione di tendenza duratura sono due “debolezze” molto umane, ossia il dominio della paura e l'avidità di denaro e potere. Un vero cammino che voglia gettare le basi per una nuova umanità deve iniziare da qui, dalla semina di un nuovo orto biologico di piante emozionali e spirituali come la reciprocità, la solidarietà, la semplicità, l'etica, l'amore. Da questa messe di valori che cresceranno vigorosi nella collettività emergeranno sempre più individui che saranno in grado di operare scelte consapevoli ed equilibrate. Nel rispetto di se stessi e del pianeta.
Note
1Riboldi, Franco, “Pal bolognese, cure più vicine”, in Il Sole 24 Ore Sanità, anno VII, n. 19, 18-24 maggio 2004, p. 26.
2Horton, R., “Screening mammography – an overview revisited”, in Lancet, 2001, 358, pp. 1284-1285. Cfr. Olsen, O., Gotzsche, P.C., “Screening for breast cancer with mammography” (Cochrane Review). Cochrane Database Syst Rev 2001; 4: CD001877.
3Così ha dichiarato Eugenio Picano direttore dell'Istituto di fisiologia clinica al CNR di Pisa in un'intervista a Repubblica il 3 marzo 2009.
4“Apparecchiature «d’annata»”, in Il Sole 24 Ore Sanità, anno VII, n. 18, 11-17 maggio 2004, p. 26.
5Ricerca condotta dalla Commissione finanze del Senato nel 2004.
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