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WWF: Caccia alle regole

Il 31 gennaio ha chiuso la stagione venatoria con i soliti bilanci che lasciano l’amaro in bocca a tutti i principali attori del mondo della caccia: agricoltori, ambientalisti e cacciatori stessi. Tutti concordi nel ritenere che l’Italia non ha bisogno di ulteriori disposizioni per arginare le conseguenze negative della caccia, ma semplicemente di un sano recupero della legalità.

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Animale preso con lacci abusivi (foto A. Loddo)
Seppure in vigore da 16 anni la Legge Nazionale Unica sulla Tutela della Fauna non ha mai trovato una corretta applicazione, soprattutto per la scarsa propensione delle Regioni al rispetto delle norme. La stagione di caccia viene di solito aperta in anticipo dalle Regioni, e spesso senza l’obbligatorio parere dell’INFS – Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica – violando le leggi di tutela, con gravissimi problemi di sopravvivenza per gli animali. Nonostante le diverse procedure d’infrazione aperte dall’Unione Europea a carico dell’Italia, le Regioni continuano ad aprire la caccia a specie protette di piccoli uccelli, contro i criteri UE, e senza aver mai effettuato un sistematico censimento delle specie coinvolte.

Il fenomeno del bracconaggio, inoltre, praticato anche nei parchi, ha causato nell’ultima stagione venatoria il ricovero di circa 1.500 animali nei soli CRAS WWF di Cremona e di Semproniano (GR), evidenziando un’emergenza nel nostro Paese che non trova al momento soluzioni definitive, sia per l’evidente difficoltà di sorvegliare su tutto il territorio con risorse esigue, sia per la limitata sensibilità di chi non comprende il danno incalcolabile a carico del nostro patrimonio naturalistico. Il bracconaggio potrebbe portare al declino di alcune specie super protette come il lupo, l’orso, l’aquila, e migliaia di esemplari di specie di uccelli protetti, catturati ed uccisi anche con strumenti illegali come le reti, in onore alla tradizionale pratica dell’uccellagione ancora esistente in alcune Regioni italiane.

“La caccia non è soltanto una questione di rispetto delle regole, ma anche politica – sottolinea Michele Candotti, Direttore Generale WWF Italia - perché gli amministratori locali, e perfino statali, hanno spesso privilegiato l’ascolto delle istanze dei cacciatori per ottenere l’approvazione di leggi o regolamenti regionali, o provinciali, in deroga alle norme comunitarie e nazionali, con l’alibi del rispetto delle tradizioni venatorie locali.”

I PALLINI DI PIOMBO CHE AVVELENANO L’UOMO E L’AMBIENTE

Le oltre 25.000 tonnellate di pallini di piombo, che ad ogni stagione venatoria vengono sparati e lasciati sul terreno o negli stagni e nelle paludi, provocano un pesantissimo inquinamento. Il piombo, infatti, finisce nella catena alimentare umana tramite gli uccelli e i pesci che lo accumulano nell'organismo.

Per cercare di arginare i gravi problemi causati dal piombo durante la caccia nelle aree umide, è stato approvato e recepito in Italia con la Legge 6 febbraio 2006 n. 66, il Trattato sulla conservazione degli uccelli migratori afroasiatici (Agreement on the Conservation of African-Eurasian Migratory Waterbirds - AEWA - 1996), un trattato indipendente internazionale nato sotto l'auspicio dell’UNEP.

Tra le misure individuate da questo Accordo, che trova attuazione attraverso il Decreto Ministeriale del 17 ottobre 2007, la più importante è senza dubbio quella che prevede il divieto di utilizzo di munizionamento a pallini di piombo all’interno delle zone umide.

Le Regioni e le Province autonome, dovranno provvedere dunque, nei modi e nei termini stabiliti nel DM stesso, ad adeguare la loro normativa per rendere finalmente operativo tale divieto.

I NUMERI DELLA CACCIA IN ITALIA

In Italia ci sono 800.000 cacciatori

Ognuno spara in media 100 cartucce all'anno

Ogni cartuccia contiene 30 grammi di piombo

Sul territorio italiano (acque, terreni, catena alimentare...) ogni anno arrivano 24 tonnellate di piombo che possono avvelenare qualunque specie di animali, in particolare acquatici.

PRINCIPALI NORMATIVE DI TUTELA DELLA FAUNA LA CUI ATTUAZIONE HA EFFETTI DIRETTI SULLA GESTIONE DELL’ATTIVITÀ VENATORIA

  • Legge quadro sulla protezione della Fauna Selvatica e l’Attività venatoria (1992)
  • Direttiva Uccelli e convenzioni internazionali (1979)
  • Direttiva Habitat (1992)
  • Decreto Ministeriale 17 ottobre 2007 sulla gestione delle ZPS, Zone di Protezione Speciale

I NUMERI DEL BRACCONAGGIO E DEGLI INCIDENTI DI CACCIA

  • 10.000 animali nei CRAS WWF negli ultimi 10 anni
  • 800 animali appartenenti a 65 specie diverse curati nel solo CRAS WWF di Semproniano – Centri Recupero Animali Selvatici nella stagione 2007/2008, tra cui:
  • 4 falchi pecchiaiolo
  • 3 falchi pellegrini
  • 5 bianconi
  • 30 poiane
  • 20 istrici
  • 35 allocchi e gheppi
  • 686 animali arrivati nel CRAS di Cremona quest’anno (tra cui 155 rapaci diurni, 127 rapaci notturni e 50 aironi)v

    Rilevanza hanno anche le morti accertate in questa stagione che ha segnato il record degli ultimi anni con 64 persone decedute per incidenti di caccia, tra cui ben 6 colpite da infarto, ovvero cadute in dirupi o, come nel caso del giovane 14enne ucciso da un compagno.

    3 Febbraio 2008 - Scrivi un commento
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