A fronte di un costo relativamente limitato, pari a circa lo 0,1% del PIL al 2020, l’adeguamento dell’Italia alle proposte europee avrebbe infatti una nutrita serie di benefici diretti e indiretti, anche rispetto agli altri Paesi europei, come la riduzione dell’import di combustibili fossili, con un risparmio di € 12,3 miliardi nel 2020, i minori costi di controllo delle emissioni, con un risparmio di € 1-1,9 miliardi, la crescita fino allo 0,5% nei consumi privati e fino allo 0,3% dei posti di lavoro, oltre a una riduzione del tasso di mortalità e malattia, e alla mitigazione dei problemi ambientali collegati.
Grandi potenzialità arrivano proprio dai settori più critici. Il nostro patrimonio edilizio, per esempio, è il più energivoro d’Europa e negli edifici residenziali utilizza il doppio dell’energia usata nei migliori paesi europei (150 kJ/m2 contro 65-75 kJ/m2). Abbiamo il numero di automobili per abitante più alto d’Europa (dopo il Lichtenstein, Lussemburgo e Islanda) e il trasporto su gomma copre una quota alta del trasporto di persone e merci. Siamo uno dei Paesi maggiormente dipendenti da combustibili fossili d’importazione e tra quelli che producono la maggior quantità di carbonio per unità di energia prodotta. Nel settore industriale, la quota di energie rinnovabili è bassa così come l’uso di calore e materiali di scarto.
Tra l’altro l’Italia è uno dei Paesi che ha recepito il minor numero di Direttive Europee in materia di Energia e Trasporti, ha un sistema fiscale che tassa di più il lavoro che l’inquinamento (una situazione che disincentiva la creazione di nuovi posti di lavoro, mentre non riduce l’inquinamento e i relativi costi sociali) e sul fronte della Ricerca dedica appena lo 0,2% del PIL al settore energetico, di cui il 65% è comunque destinato a energie fossili o nucleari.
“L’Italia deve rivedere il proprio atteggiamento nei confronti del pacchetto europeo: anche il confronto con gli altri Paesi ci dice che le politiche del clima ci porteranno molti vantaggi e ci aiuteranno a risolvere alcuni problemi strutturali dal punto di vista economico e della sicurezza” - ha detto Mariagrazia Midulla, Responsabile Programma Clima WWF Italia, che sta seguendo il Summit sul Clima in corso a Poznan - “chiediamo che si prenda atto delle potenzialità positive e si metta fine all’ostruzionismo. Abbiamo tutto da perdere da un ritardo e da una modifica del pacchetto UE. Dallo studio vengono anche molte indicazioni per il futuro: non spendiamo soldi in ricerca e innovazioni sui settori più promettenti, sui quali paesi come gli USA si apprestano a impegnare enormi investimenti. Occorre cambiare strada, e in fretta. Infine lo studio dimostra che le misure per l’efficienza delle abitazioni, oggetto di revisione da parte del Governo in questi giorni, non solo vanno confermate, ma potenziate e migliorate, rese ancora più efficaci, l’energia nel settore edilizio è uno dei tanti talloni d’Achille del nostro paese”.
3 Dicembre 2008 - Scrivi un commento