La decisione comunitaria - sottolinea la Coldiretti - avviene all’indomani della comunicazione ufficiale delle Autorità cinesi sulle conseguenze sanitarie dello scandalo del latte alla melamina che ha provocato la morte di sei bambini mentre altri 294mila hanno subito danni all'apparato urologico. Dopo il latte, l’allarme per la contaminazione si è esteso alle uova, alla carne e anche il pesce di allevamento e sembra essere stato causato dall’aggiunta di melamina ai mangimi per l’alimentazione degli animali, una pratica comunemente usata per aumentarne il contenuto proteico nonostante il divieto imposto dalle Autorità. L’intera catena alimentare della produzione cinese è a rischio ed occorre quindi adottare tutte le misure precauzionali necessarie a ridurre i pericoli per l’alimentazione.
Dopo le importanti scoperte di importazioni illegali dal gigante asiatico, è necessario mantenere elevato il livello dei controlli per i prodotti a rischio, ma la Coldiretti chiede anche di estendere immediatamente l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza di tutti gli alimenti per consentire scelte di acquisto consapevoli e scongiurare pericoli per la salute. Le importazioni in Italia di prodotti agroalimentari dalla Cina raggiungeranno il valore di mezzo miliardo di euro nel 2008 e riguardano principalmente ortaggi e legumi (secchi, conservati o loro preparazioni) tra cui spicca il concentrato di pomodoro. Sulla base dei dati Istat dal gigante asiatico - continua la Coldiretti - arrivano anche pesci, crostacei e molluschi, semi, sementi e piante medicinali, frutta, gomme, resine ed estratti vegetali e aglio.
Di fronte all'estendersi dell'allarme sui rischi dei prodotti cinesi occorre immediatamente - sostiene la Coldiretti - allargare l'obbligo di indicare in etichetta la provenienza di tutti gli alimenti per favorire i controlli, permettere l'immediato ritiro dal mercato dei prodotti eventualmente pericolosi e garantire così la sicurezza dei cittadini.
Si tratta quindi di completare il percorso iniziato dopo “mucca pazza” nel 2002 quando è stata introdotta per la prima volta in Europa l'etichettatura di origine della carne bovina. L'Italia si trova peraltro avvantaggiata in questo percorso grazie all'approvazione della legge N. 204/04 sull'etichettatura d'origine obbligatoria di tutti gli alimenti ottenuta con il sostegno di un milione di firme raccolte dalla Coldiretti. Un pressing che ha portato all'obbligo di indicare varietà, qualità e provenienza nell'ortofrutta fresca, all'arrivo dal primo gennaio 2004 del codice di identificazione per le uova, all'obbligo di indicare in etichetta, a partire dal primo agosto 2004 il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto, dall'obbligo scattato il 7 giugno 2005 di indicare la zona di mungitura o la stalla di provenienza per il latte fresco, all'etichetta del pollo Made in Italy per effetto dell'influenza aviaria dal 17 ottobre 2005, all’etichettatura di origine per la passata di pomodoro a partire dal 1 gennaio 2008 e all’ultimo obbligo di indicare anche l’origine delle olive impiegate nell’olio. Ma molto resta ancora da fare e l'etichetta resta anonima per la carne di maiale, coniglio e agnello, per la pasta, le conserve vegetali come il pomodoro proveniente dalla Cina e i succhi di frutta, ma anche per i formaggi non a denominazione di origine.
3 Dicembre 2008 - Scrivi un commento