La dichiarazione sul riscaldamento climatico non contiene obblighi, ma suggerisce alcune tracce da seguire nel tentativo di ridurre le emissioni. Un’indicazione, ad esempio, è quella di mantenere compatte le città, visto che i trasporti causano il 19,3% delle emissioni a effetto serra. Includendo le spedizioni industriali, gli spostamenti consumano il 42% dell’energia in Italia (ENEA e GRTN). I sindaci firmatari promettono di migliorare i trasporti pubblici non-inquinanti e di incoraggiare l’utilizzo di biciclette.
Vi è inoltre la proposta di costruire nuovi “quartieri ecologici”: zone con una particolare quantità di alberi e piante e un limitato impatto ambientale. Le infrastrutture “ambientali” dovrebbero permettere l’utilizzo e il riutilizzo efficiente di calore e acqua.
La dichiarazione promuove anche la costruzione e la ristrutturazione di “edifici ecologici”. Queste strutture sono composte da materiale ecologico (i materiali ecologici sono sostanze naturali, biodegradabili, e facilmente riciclabili come il legno, il sughero, il cotone ed altri isolanti in fibra di legno) e hanno un’elevata efficienza energetica: disperdono, quindi, poco calore.
Un’altra parte importante del progetto è lo sviluppo della produzione di energie rinnovabili. La produzione di energia da fonti fossili causa infatti il 41,07% delle emissioni a effetto serra. I sindaci promettono investimenti nella ricerca e nella tecnologia che permettano il superamento degli attuali obiettivi della Commissione Europea. La dichiarazione non specifica di quali obiettivi si tratti, ma potrebbe alludere a quello di ridurre le emissioni del 20% entro il 2020.
Per il recupero di energia verranno inoltre utilizzati i residui di calore e gas biologico, che attualmente vengono dispersi o scartati. La spazzatura invece, verrà separata e possibilmente riciclata, comunica la dichiarazione. Vi sono infatti, alcuni tra i paesi più avanzati d’Europa, come la Francia e la Gran Bretagna, dove la raccolta differenziata non è ancora diffusa.
Queste sono solo alcune delle proposte contenute nella dichiarazione. Sembra un’iniziativa importante che coinvolge molti settori: dai rifiuti, all’energia, dall’inquinamento, allo spreco. Il problema è che si tratta solo di proposte. I sindaci hanno preso un impegno, ma un impegno generale, quasi astratto, senza numeri né scadenze.
Gli obiettivi fissati dall’UE invece sono molto chiari, ad esempio quello di ridurre le emissioni del 20% entro il 2020. Il presidente di Eurocities Gérard Collomb però, spiega che sono gli Stati a dover “delegare alle città, l’autorità di agire per la riduzione di emissioni”. Anche l’UE nel suo insieme dovrebbe finanziare le iniziative proposte da Eurocities”.
Verranno soddisfatte queste richieste di soldi e autorità?
E serviranno a mettere in atto una riforma, se non una rivoluzione ambientale?
27 Novembre 2008 - Scrivi un commento