Il “Teverone”, come era chiamato in passato l’affluente del Tevere, ha costituto nei secoli passati una preziosa risorsa idrica per gli abitanti di Roma e del Lazio. Oggi però le condizioni del fiume sono notevolmente peggiorate ed in molti temono che in futuro il corso d’acqua possa addirittura scomparire.
I segnali che fanno prevedere addirittura la scomparsa del fiume sono il depauperamento della portata del fiume (dimezzata rispetto ai minimi registrati negli ultimi decenni) e l’inquinamento delle acque.
Secondo Insieme per l’Aniene le principali cause che hanno determinato negli ultimi 60 anni il peggioramento delle condizioni del fiume sono:
- prelievi delle acque e delle sorgenti per motivi legati all’espansione edilizia;
- turismo e agricoltura incontrollati;
- interventi sulle rive, che, considerata la natura torrentizia del fiume, hanno aumentato il rischio di inondazioni;
- utilizzo del corso d’acqua come una discarica, sia da parte dei cittadini che delle imprese;
- operato dell’ACEA, azienda che, peraltro, cura il servizio di captazione, approvvigionamento, trasporto e distribuzione dell’acqua.
L’abbondanza che aveva caratterizzato il fiume nei secoli passati sembra essere un ricordo oggi che ad alimentare il fiume è rimasta un’unica sorgente, quella del Pertuso, dalla quale peraltro sono stati effettuati numerosi prelievi.
Secondo il Comitato per l’Aniene anziché effettuare ulteriori prelievi alla sorgente Pertuso, come vorrebbe l’ACEA per far fronte alla scarsità di acqua, bisognerebbe procedere al risanamento delle reti idriche per evitare lo spreco determinato dalle perdite dell’acquedotto del Simbrivio (che fornisce acqua alla zona dei Castelli Romani) che raggiungono, secondo uno studio dell’ACEA, picchi di dispersione del 50%.
A temere per il futuro del fiume non è però soltanto l’associazione ma anche tutti i cittadini consapevoli che la scomparsa del corso d’acqua comporterebbe anche quella della Valle stessa che da essa prende vita.
La Riserva naturale della Valle dell’Aniene, sita nella periferia nord-est di Roma, si estende lungo il corso urbano del fiume che, secondo la leggenda, prende il nome dal re della Toscana Anio che annegò nelle sue acque.
Lungo 99 chilometri, l’Aniene nasce al confine tra il Lazio e l’Abruzzo, tra le province di Roma e Frosinone, nei monti Simbruini.
Grazie all’abbondanza delle acque che lo alimentavano, il fiume ha costituito per moltissimi secoli una fonte di vita per le popolazioni stanziate nel territorio laziale.
La costruzione del primo acquedotto risale al II secolo a.C. e da allora questo corso d’acqua ha rappresentato una fondamentale risorsa idrica per gli abitanti di Roma ed ha nutrito comunità e civiltà importanti sorte lungo le sue rive, gli esempi più noti sono Tivoli e Subiaco.
Proprio i rappresentanti del Partito Democratico di Subiaco, circa un anno fa, hanno manifestato la loro preoccupazione per la riduzione delle acque del fiume ed hanno richiesto la sospensione dei prelievi dalla sorgente del Pertuso. Ad essere contraria alla captazione di acqua è anche tutta la Valle dell’Aniene, per la quale il fiume è fonte di vita.
Per sensibilizzare i cittadini riguardo il problema di questo ecosistema fluviale, l’associazione Insieme per l’Aniene, costituitasi nel 1999, si è impegnata negli anni per la promozione e la tutela del fiume e del parco ad esso circostante anche attraverso l’organizzazione di iniziative e appuntamenti (l’ultimo il 2 novembre) per far conoscere ai cittadini il valore di un corso d’acqua negli ultimi tempi pericolosamente trascurato.
3 Novembre 2008 - Scrivi un commento