Uno
In seguito alla condanna definitiva, da parte della Cassazione, della sig.ra Franzoni,che secondo il risultato dei tre gradi del processo ha letteralmente massacrato qualche anno fa il proprio figlioletto, mi sono ritrovato davanti ad una rappresentazione di una vittima, quasi di un eroe nazionale.
Mentre, negli stessi giorni, quotidiani di altri paesi l'hanno definita per quello che è e cioè un'infanticida, i media italiani non fanno che parlare del suo primo, secondo, terzo, quarto giorno di carcere, affermano rassicuranti che tutto sommato nell'arco di sei, massimo sette anni sarà di nuovo libera...
Ma la cosa più raccapricciante e che molti sostengono che questa donna dovrebbe essere liberata per rispetto e protezione dei suoi due figli.
E qui veramente non ci sto più.
Quale coraggio, quale ipocrisia può considerare utile, positivo per un bambino di quattro anni avere accanto a sé una madre che ha massacrato un suo fratello? Quale protezione si può dare a dei bambini per garantire loro che non si ripetano questi episodi? Ma nella melassa buonista, nel minestrone di pseudo buoni sentimenti che tutto ricopre con una melma ecco che opinionisti, purtroppo di scuola progressista, arrivano ad affermare che, cito testualmente, "la certezza della pena significa la certezza della vendetta"!
E allora, mi chiedo realmente dove sta andando a finire, dove viene condotto questo paese, quest'Italia manipolata sottilmente da personaggi di questo genere, dal giornalismo che ha completamente dimenticato la sua funzione di denuncia, d'inchiesta per diventare nella maggioranza dei casi soltanto un rimestare sulle basse emozioni viscerali.
Il novantacinque percento di abitanti di questo pianeta, umani ma anche e soprattutto animali, piante considera fondamenta il principio della responsabilità di ogni essere vivente, che si fa carico delle conseguenze dei propri gesti.
La "certezza della pena" rispecchia esattamente questo principio.
Personalmente, mi dà letteralmente la nausea sentir parlare di movimenti che propongono "nessuno tocchi Caino"! (non mi riferisco alla lotta alla pena di morte in sé, quanto alla scelta discutibile di prendere come simbolo colui che per primo si macchiò di fratricidio). Invece, non è il caso di cominciare a difendere tutti gli Abele del mondo? Di difendere coloro che si rifiutano di cedere al gioco della violenza, la parte più evoluta e più armonioso della razza umana? Il fatto è che il pianeta è dominato proprio da tutti quei Caino, da tutti coloro che nella violenza degli altri giustificano la propria, nei bassi istinti degli altri giustificano i propri.
E anche per questo, le cose per la razza umana su questo pianeta vanno come stanno andando.
E ogni volta che verrà riproposta l'immagine di questa donna che si è macchiata di uno dei reati più orrendi, l'omicidio di un figlio indifeso, e che la vedo riproposta santa martire e vittima, non posso fare a meno di ripensare alle profezie del passato su come sarebbe finita questa umanità.
Due
Sempre in questi giorni, ho sentito il signor Joseph Ratzinger, capo della Chiesa cattolica, una di quelle religioni patriarcali che con l'ossessivo divieto dei metodi anticoncezionali è tra i principali responsabili della sovrappopolazione nelle aree meno acculturate di questo pianeta, e quindi della morte per fame di un'infinità di bambini innocenti, ebbene sento questo signor Ratzinger denunciare la fame nel mondo e invitare (gli altri, ovviamente) a fare qualcosa per risolvere questo problema.
Già... fare qualcosa tranne risolverne le cause! È evidente a chiunque sia dotato di un minimo di raziocinio che la causa principale della fame è uno squilibrio enorme tra esseri umani che consumano risorse e la capacità del pianeta di produrne. Immagino già le solite scontate obiezioni: è perfettamente vero che il 20% del pianeta consuma l'80% delle risorse. Ok, ma se anche questo sfruttamento egoista da parte dei pochi a danni di molti terminasse oggi, con il ritmo attuale di crescita della popolazione, nell'arco di cinquanta, cento anni saremmo probabilmente quindici, venti miliardi di esseri umani (sempre a patto che Madre Terra non decida di intervenire per porre rimedio a questa follia).
È allora, il problema si riproporrebbe con il pianeta ridotto ad un enorme formicaio, con buona pace di tutti i capi di tutte le religioni patriarcali che da un lato predicano l'amore e dall'altro nella loro rigidità gettano le basi per queste enorme abisso di sofferenza di bambini che nascono già con la certezza di non aver niente da mangiare.
Già, ma secondo queste religioni il problema non è la fame nel mondo, ma l'uso di metodi anticoncezionali.
Sono esempi come i due che ho appena citato che mi fanno sentire come ormai l'uso delle parole è talmente e spudoratamente stravolto che chi ascolta è condizionato a non chiedersi più cosa c'è dietro a quello che i potenti di turno raccontano.
E allora, un altro esempio, sentire il Giappone, che ha ospitato il G8 pochi mesi fa, proporsi come paladino dell'ambiente e della soluzione climatica; quello stesso Giappone che continua impunemente a massacrare le balene con il pretesto di esperimenti scientifici, salvo poi contrabbandarne la carne come è stato denunciato recentemente da Greenpeace.
Parole, parole, parole diceva anni fa una canzone portata al successo da Mina.
E se mi permettete un gioco di parole, proprio l'uso spudorato della parola è diventata un'enorme mina messe lì per distruggere qualunque forma di consapevolezza e di intelligenza in quella maggioranza di esseri umani che si nutre quotidianamente di Mass media e di valori consumistici di massa.
22 Settembre 2008 - Scrivi un commento