“Tassare i prodotti usa e getta non è altro che l’applicazione più ovvia del principio comunitario ‘chi inquina paga’, alla base di tutte le direttive europee relative all’ambiente - spiega Ciafani -. Secondo gli ultimi dati di Apat la produzione dei rifiuti urbani in Italia è aumentata del 12% circa dal 2000 al 2006. La produzione di beni inquinanti va scoraggiata attraverso un meccanismo di penalizzazione economica, i cui proventi devono essere finalizzati al sostegno del riciclaggio e alla promozione di prodotti innovativi ed ecocompatibili e di iniziative per la riduzione dei rifiuti e il riutilizzo degli imballaggi, come il vuoto a rendere”.
Non si partirebbe da zero. Basterebbe diffondere su scala nazionale le buone pratiche sulla prevenzione della produzione di rifiuti già avviate da Comuni e società di igiene urbana, come quelle premiate da Legambiente e Federambiente nell’ambito di Comuni Ricicloni 2008.
Si va dalla gestione sostenibile nelle mense scolastiche comunali (con cibi biologici, acqua in brocca e piatti e posate riutilizzabili) nel Comune di Campolongo Maggiore (VE), per esempio, alle ecofeste (manifestazioni di piazza in cui sono rigorosamente assenti stoviglie e posate usa e getta in plastica) promosse dal Comune di Torre Boldone (BG) e dalla Fiemme Servizi in provincia di Trento, che organizzano inoltre campagne di sensibilizzazione per l’uso dei pannolini lavabili, o all’introduzione della vendita del latte fresco in bottiglia di vetro a rendere negli esercizi commerciali come nel Comune di Marcon (VE).
17 Settembre 2008 - Scrivi un commento