Un giro in carrozza? No, grazie

Carrozze trainate dai cavalli: un’attrazione turistica ben poco attraente. L’Enpa lancia l’allarme sui maltrattamenti degli equini romani e la condanna alla capitale fa il giro del mondo…

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di Alessandra Profilio


Qualche pomeriggio fa passeggiavo nel cuore di Roma. Una distesa di gente colorava via Condotti come un prezioso tappeto steso ai piedi della scalinata di Trinità dei Monti: Roma è magica, pensavo, perché proprio quando sei sul punto di detestarla per i disagi che la sua grandezza ti crea riesce a catturarti di nuovo, come un uomo che dopo averti ferito sa quali parole usare per riportarti a sé.

Camminando, rapita da questi pensieri, ecco che arrivo in piazza di Spagna e, proprio in quel momento, l’incanto si infrange.

Sulla mia sinistra vedo alcune carrozze che ben poco hanno a che fare con quella fantastica di Cenerentola. A guidarle sono dei tristi cavalli che, con i paraocchi e dei ridicoli cappelli, avanzano lenti, a testa bassa, ormai privi della loro originaria fierezza, della loro libertà.

Penso a come devono sentirsi sotto il sole cocente di agosto ed in mezzo ad un’infinità di persone e di rumori. Penso che dovrebbero cavalcare in sconfinate distese verdi ed invece sono lì, con quegli umilianti cappellini.

Guardo una coppia di turisti sorridenti sulla carrozza e mi domando cosa ci sia di tanto meraviglioso a stare lì sopra. Non vedono anche loro la pena del cavallo che li trasporta? Forse no, forse anche loro hanno i paraocchi.

Più tardi, quello stesso giorno, ripensando al triste spettacolo che aveva turbato il mio pomeriggio, ho continuato a pormi domande. Soltanto io ho letto la sofferenza nell’espressione di quegli animali? Pare proprio di no.


Quello delle “botticelle”, nome delle antiche carrozze romane, è stato l’argomento principale di una conferenza stampa tenuta dall’Enpa il 9 luglio. In quell’occasione l’Ente Nazionale Protezione Animali ha lanciato l’allarme sulle dure condizioni di vita dei cavalli che trainano le carrozze della capitale, ha lanciato la proposta di abolire questa “attrazione” (per nulla attraente, a mio avviso) convertendo le autorizzazioni dei conducenti in licenze per taxi ed ha inoltre puntato il dito contro le inadempienze ed inosservanze dei vetturini.

Considerato il peso della carrozza e dei turisti, i cavalli arrivano a trainare fino a 700 chili di carico e, come se ciò non bastasse, sono spesso costretti a farlo anche durante le ore più calde della giornata. Sebbene la normativa vigente preveda che gli animali riposino dalle ore 13 alle 17, proprio per non patire il caldo, le guardie zoofile che effettuano controlli regolari hanno potuto verificare ripetutamente che tale provvedimento non viene rispettato. I “cocchieri” negano e respingono anche l’altra grave accusa, lanciata dal presidente dell’Enpa, di mandare al macello i cavalli giunti alla fine del loro ignobile lavoro.

Inoltre, la sofferenza dei cavalli romani non è circoscritta soltanto al contesto lavorativo: finite le corse, infatti, i circa novanta equini vengono alloggiati in una stalla angusta dell’ex mattatoio del rione di Testaccio poiché, sostengono i vetturini, non esiste un altro luogo dove farli riposare.


Dopo la conferenza stampa dell’Enpa la questione delle “botticelle” ha fatto il giro del mondo: importanti giornali, siti web e network americani, cinesi e turchi hanno denunciato i maltrattamenti dei cavalli romani invitando tutti i turisti a boicottare le carrozze della Città Eterna.

In altre grandi città – quali Londra, Parigi e Toronto – le carrozze sono già vietate ma il problema non riguarda soltanto Roma: dall’altra parte dell’oceano, infatti, un’associazione statunitense chiede di firmare una petizione per l’abolizione delle carrozze a New York, dove, nel 2006 un cavallo di cinque anni rimase ferito in uno scontro con un’automobile e, poco dopo, fu soppresso.

13 Settembre 2008 - Scrivi un commento
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