Il fatto è abbastanza strano e ne indagano le cause. A terra due rapaci ormai ridotti in cenere, un terzo svolazza frastornato tra le mura della struttura. Dopo un'attenta perlustrazione, i due addetti si rendono conto della situazione. Una coppia di rapaci diurni ha scelto quella cabina per farci il nido e finché i piccoli sono rimasti lì tutto è filato liscio. Mamma e papà sono agili, entrano ed escono dal piccolo pertugio senza toccare null'altro che la superficie di appoggio del nido. Ma la cabina è alimentata con 20000 wolt ed i pennuti questo purtroppo non lo sanno. Ai primi voli dei pulli, la tragedia si compie. Nel tentativo di seguire i loro piccoli i due adulti restano fulminati, uno dei giovani della nidiata, un po' più maturo si salva per miracolo ma scappa o si nasconde, il quarto, ancora da nido, viene prelevato dal personale di turno e sistemato in una scatola in attesa di soccorsi. Il foro viene prontamente riparato per evitare altri imprevisti ed il giro di telefonate ha inizio…
E' tardo pomeriggio, nessuno è disponibile e le competenze rimbalzano come al solito. Poi a qualcuno viene segnalata l'ARF, Associazione Recupero Fauna, e finalmente si trova una soluzione. I volontari si danno subito disponibili per prelevare il piccolo ma c'è sempre il problema dell'alta tensione per cercare eventuali superstiti. Non si può certo fermare l'erogazione così gli addetti ottengono un permesso solo tra la mezzanotte e le quattro del mattino.
Solitamente l'attività dell'ARF è diurna, ma per questa volta bisogna fare un'eccezione. All'una due volontari ARF sono sul posto alla ricerca del giovane superstite e di altri eventuali rimasti illesi. Purtroppo il panorama è devastante. Sono tutti morti, uno è scappato ed il piccolo ha una fame tremenda. Ringraziati gli operai per la grande disponibilità e per l'intraprendenza nel gestire un'emergenza così insolita, i volontari ARF tornano a casa con il pullo più piccolo. E' tardi e sonno e stress hanno il sopravvento; il piccoletto va alimentato forzatamente. Il giorno dopo già sta meglio e mangia da solo il suo pasto.
Presi contatti con la Riserva del lago di Vico, l'ARF cerca insieme al responsabile del centro recupero una soluzione che possa consentire uno svezzamento adeguato dell'orfano. Allevare a mano un piccolo di quell'età significa dovergli insegnare a cacciare senza abituarlo all'uomo; impresa lunga e macchinosa che non da risultati soddisfacenti. Ci vuole una famiglia adottiva. Una coppia di gheppi ha il suo nido a portata di scala presso la Riserva e si decide di tentare un'adozione. L'operazione riesce perfettamente ed il piccolo viene accettato nonostante le perplessità iniziali. Ora è lì insieme ad altri pulli all'incirca della stessa età, cresce bene ed è accudito senza distinzione dalla coppia adottiva.
La natura a volte va aiutata altre onorata con una dose di sana fiducia.
23 Luglio 2008 - Scrivi un commento