Questa volta erano stati i pescatori di Ponza ad avanzare la richiesta di utilizzare le ferrettare fino a 18 miglia di distanza dalla costa, contro le 10 miglia previste dalla legge proprio per tutelare le specie protette che vivono al largo. Ma a seguito del ricorso del WWF Italia, il decreto del Ministero delle Politiche Agricole che lo scorso 8 maggio aveva concesso l'autorizzazione, è stato respinto dal giudice amministrativo del Lazio, che ha così garantito il ripristino della legalità nei nostri mari e impedito una strage di specie protette che ogni anno muoiono a migliaia a causa delle reti derivanti.
“Non è la prima volta che si prova ad evadere i limiti previsti dalla legge – dichiara Marco Costantini, responsabile Mare del WWF Italia – Già nel 2006 un ricorso del WWF aveva bloccato un tentativo simile. Questa decisione del Tar è dunque la prova definitiva che il Ministero delle Politiche Agricole e forestali non deve cedere a pressioni irrazionali da parte dei pescatori, perché insostenibili dal punto di vista ambientale e contrarie a tutte le norme nazionali ed internazionali. Il limite di 10 miglia è assolutamente vincolante e ogni tentativo di scavalcarlo è destinato ad essere uno sforzo inutile. Tra l’altro, utilizzare le ferrettare a 18 miglia dalla costa di Ponza, equivale a utilizzarle a circa 40 miglia dalla costa italiana e cioè entrare nel raggio di pesca di pesci spada e tonni, per i quali la pesca con le reti derivanti è invece assolutamente vietata.
Sono numerose le imbarcazioni italiane – in Liguria, nel Lazio, in Calabria, e in Sicilia - che utilizzano la ferrettara, una rete autorizzata dalla legge ma con alcuni vincoli importanti per una pesca sostenibile: non deve essere lunga più di 2,5 km, può essere calata non oltre le 10 miglia dalla costa e non deve essere utilizzata per pescare pesce spada e tonni. Infatti le reti derivanti, di cui le più note sono le spadare, sono purtroppo attrezzi da pesca selettivi per taglia ma poco selettivi per specie che, se usati in mare aperto, rischiano di catturare anche specie a rischio come cetacei e tartarughe marine, motivo per cui sono ormai bandite da tutto il Mar Mediterraneo sia da leggi nazionali, che comunitarie che perfino da Risoluzioni della Commissione generale per la pesca nel mediterraneo (CGPM).
Contro la pesca illegale il WWF Italia ha attivato una petizione online per chiedere al Ministero delle politiche agricole e forestali un Regolamento che garantisca che tutti i prodotti di pesca importati nell'UE, freschi, congelati o trasformati, provengano da attività lecite e sostenibili.
13 Luglio 2008 - Scrivi un commento