Uno degli ultimi progetti, tutti italiani, nati nel campo della produzione di energia da fonti rinnovabili, ha insieme proprio il sapore di un gioco che attrae grandi e bambini, e tutto il fascino di un sogno antico: volare, perdersi fra le nuvole, trascinati in alto dalla vela di un aquilone.
Lo sanno bene i kite surfers che i venti in quota possono raggiungere una potenza tale da sollevare un uomo. E proprio due appassionati di kite surfing, Massimo Ippolito e Mario Milanese – che sono anche due ricercatori esperti di automazione nel campo dell'impiego sostenibile delle risorse energetiche – , insieme al loro collega Franco Taddei, nel 2007 hanno fondato Kite Gen Research, una società che si occupa di sviluppare una tecnologia basata proprio sullo sfruttamento di quell'energia eolica che non fa volare in alto solo i sogni, ma che può essere concretamente sfruttata per la produzione di elettricità. Pulita.
Rispetto alle centrali eoliche come le conosciamo, Kite Gen porta quello che gli ideatori definiscono “un radicale cambio di prospettiva”: non più pesanti torri ancorate al suolo, con eliche in grado di svettare al massimo a cento metri da terra, riuscendo così a sfruttare solo i venti più deboli.
Zero emissioni di CO2, sfruttamento più efficiente di una potenza non ancora toccata dalle centrali eoliche attualmente in uso, e, secondo gli ideatori, basso impatto ambientale della struttura: il rapporto fra energia prodotta e occupazione di territorio è a favore di Kite Gen, i profili alari fanno poca o nessuna ombra, il volo degli uccelli non risulta compromesso, il rumore generato a terra è paragonabile a quello di una ferrovia a bassa velocità.
Se le tradizionali centrali eoliche hanno sempre avuto molti avversari – a causa del costo e dell'ingombro problematici rispetto alla quantità di energia prodotta, nonché alla difficoltà di trovare zone dove il vento spiri per un numero sufficiente di giorni all'anno – KiteGen sembra letteralmente soffiare via questi ostacoli: oltre gli 800 metri d'altezza il vento è frequente, e forte (in media va a 7,2 metri al secondo, contro i 4,6 di velocità a 80 metri d'altezza).
E così, secondo le proiezioni dei ricercatori, duecento aquiloni avrebbero la forza per far ruotare, a terra, un anello del diametro di 1000/1500 metri: dagli aquiloni alla giostra, in un movimento che sprigionerebbe una potenza di circa 1000 megawatt. Quanto una centrale nucleare di media grandezza, e a un sesto dei costi necessari.
Tuttavia, il progetto italiano non è unico al mondo: anche in Olanda e California si sta lavorando sugli stessi principi. In Italia sono già partite le sperimentazioni con l'autorizzazione dell'ENAC, finanziate da privati, dal Politecnico di Torino e dalla Regione Piemonte. Presto saranno depositati i primi brevetti.
E noi ci auguriamo di poter vedere presto spuntare nei nostri cieli tanti silenziosi, eleganti, e puliti, aquiloni.
12 Giugno 2008 - Scrivi un commento