Il frullo di Bologna

Termovalorizzatori si o no? Oggi proponiamo un articolo che ci racconta "la storia del frullo", un impianto bolognese che genera energia, partendo dai rifiuti.

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di Valeria Oppenheimer


In un momento come questo, in cui la questione rifiuti appare drammatica, sempre più complessa e pericolosa, ogni giorno siamo sottoposti ad un vero e proprio bombardamento mediatico. Ora più che mai diviene necessario documentarsi e cercare di capire qualcosa in più su un tema dai risvolti complessi.

Proviamo a farlo partendo da una storia concreta.

I bolognesi lo chiamano affettuosamente “ il frullo”. Tiene loro compagnia dagli anni ‘70 e, col comignolo che sbuffa fumo nero, ricorda a tutti quelli che passano nelle vicinanze quale sia il suo “compito”.

Il Frullo altro non è che un impianto di termovalorizzazione; si, proprio uno di quelli di cui in questo periodo sentiamo parlare praticamente ogni istante. Ma chi di voi può affermare di sapere esattamente cosa sono, come funzionano e che vantaggi offrono questi impianti? Ecco allora l’occasione, partendo dall’esempio citato, di capirci qualcosa di più.

Il termovalorizzatore di via del Frullo (da qui il nomignolo!) ha la funzione di smaltire i rifiuti solidi urbani di Bologna e provincia, essendo finalizzato nel contempo alla produzione di energia elettrica e calore.

L’impianto, gestito dalla società FEA (Frullo Energia Ambiente s.r.l.), è nato nel 1971, ma la vecchia struttura è stata restaurata e riqualificata nel 2004 in modo da potenziarne e renderne ottimali le funzionalità. Oggi il sistema può trattare 600-700 t/giorno di rifiuti, producendo una quantità elevata di energia, il tutto con particolare attenzione per la protezione dell’ambiente.

Vediamo allora in che modo avviene tutto ciò.

Ogni giorno i camion della spazzatura depositano il loro carico nella “fossa dei rifiuti”. Questi, a 25 m dal suolo, vengono sollevati da una gru e deposti attraverso vari passaggi, nella camera di combustione dove si incendiano per autocombustione dovuta all’alta temperatura, dunque non necessitano dell’apporto di combustibili di origine fossile. I gas sprigionati da questo processo vengono dunque inviati alla camera di post-combustione, dove la reazione chimica di ossidazione viene completata tramite l’immissione dei fumi di ricircolo e di aria secondaria. Il calore sviluppato dalla combustione dei rifiuti viene ceduto ad una miscela di acqua e vapore che va ad alimentare un impianto che serve a generare, attraverso alcuni passaggi, sia elettricità che calore. Inoltre, attraverso tre stadi, i gas vengono trattati e depurati.

Infine, un sistema di monitoraggio installato sul camino analizza minuto per minuto i parametri principali che vengono dunque memorizzati e storicizzati secondo la legislazione vigente.

L’importanza del Frullo e di simili impianti è sottolineata da alcuni dati che ci riguardano. In Italia la gran parte dei rifiuti non riciclabili finisce in discarica; ciò non solo crea inquinamento nei territori, ma comporta costi elevati di smaltimento e risanamento. La termovalorizzazione, che trasforma i rifiuti in risorse energetiche, è oggi più che mai necessaria. L’energia elettrica prodotta infatti viene immessa nella rete nazionale, mentre il calore va ad alimentare una rete di teleriscaldamento a servizio di utenze civili ed industriali.

Pensate che in un anno l’energia elettrica ottenuta in questo modo è di circa 130 milioni di kWh ed una famiglia ne consuma in media 2000 kWh!

L’energia termica recuperata, inoltre, si aggira intorno ai 24 milioni di Mcal, mentre una famiglia in media ne consuma 13.000 mcal /anno.

Oggi diverse scuole, associazioni, gruppi di tecnici o semplici cittadini visitano il Frullo; se siete interessati ad una visita guidata potete telefonare al numero 051 287946 o consultare il sito www.feafrullo.it

26 Maggio 2008 - Scrivi un commento
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