Intanto, però, l’azienda energetica italiana e la multinazionale giapponese hanno ufficializzato a Roma l’accordo che prevede due punti essenziali: l’installazione, entro il 2011, di nuovi campi fotovoltaici in grado di produrre energia sufficiente a soddisfare il fabbisogno di oltre 81.500 famiglie e la realizzazione, nel nostro paese, di un impianto industriale per la produzione integrata di pannelli fotovoltaici.
Un impianto fotovoltaico, lo ricordo, sfrutta l’energia solare per produrre energia elettrica mediante effetto fotovoltaico; quest’ultimo si produce quando un agente, come il sole in questo caso, rilascia nel materiale dei fotoni sufficientemente energetici da far passare alla banda di conduzione gli elettroni presenti nella banda di valenza di un materiale.
Ma senza addentrarci approfonditamente in questo discorso, la nota fondamentale di questo accordo -oltre ad una possibile crescita di una progettazione energetica di sviluppo sostenibile- è l’aumento di occupazione che, molto probabilmente, ciò comporterà.
Già perché la rivoluzione delle rinnovabili promette grandi benefici occupazionali ed in un momento dove la precarietà del lavoro e la disoccupazione giovanile affliggono più che mai l’Italia, riuscire ad unire la priorità del cambiamento di fonti energetiche con un miglioramento del sistema occupazionale che preveda la creazione di migliaia di nuovi posti di lavoro sarebbe uno splendido doppio successo.
Nei mesi scorsi il presidente della commissione europea Barroso ha annunciato i dettagli del piano 20-20-20, cioè l’aumento delle fonti di energia rinnovabile nella misura del 20% su scala continentale entro il 2020. Aldilà delle previsioni però, gli unici dati programmati a disposizione, in Europa, sono quelli della Germania, un paese che da diversi anni punta sulle rinnovabili. In due anni, dal 2004 al 2006 l’incremento per le rinnovabili è stato del + 36%, arrivando a contare 214000 addetti.
In Italia per capire cosa potrebbe accadere non resta che aggregare studi di settore. Fissando come scadenza il 2020, l’espansione maggiore dovrebbe averla il solare fotovoltaico, seguito dall’eolico. Il Gifi, il Gruppo imprese fotovoltaiche italiane, cita le tabelle, che ha elaborato insieme alla Commissione Nazionale energia solare del Ministero dell'Ambiente, per prevedere nel giro di 12 anni un balzo dagli attuali 3.000 impiegati (1.700 nella sola produzione) a quota 113mila.
Il settore eolico, invece, dagli attuali 10000 addetti dovrebbe arrivare ad occuparne 66000. Tutto ciò se si realizzasse l’auspicata crescita di potenza in grado di soddisfare il 7% degli attuali fabbisogni elettrici.
I dettagli del progetto Enel-Sharp sono ancora tutti da definire, ma l'idea di massima è quella di distribuire i campi fotovoltaici sul territorio nazionale, senza concentrarli in una zona precisa, mentre resta ancora da verificare dove far sorgere lo stabilimento di produzione dei pannelli. L’ipotesi più accreditata rimane comunque una località costiera, dove è possibile sfruttare i servizi portuali.
20 Maggio 2008 - Scrivi un commento