I Fenicotteri minori si sono adattati ad un ambiente decisamente proibitivo: il lago può raggiungere i 40°C, anche grazie ad alcune sorgenti di acqua bollente che sfociano al suo interno, ed il pH delle sue acque è vicino a quello dell’ammoniaca.
Oltre a sostenere un’enorme fetta della popolazione di Fenicotteri minori, il lago accoglie circa 100.000 altre specie di uccelli, molti dei quali migratori paleartici. Per gli uccelli migratori è fondamentale poter fare affidamento su un ambiente conosciuto, perché conoscendo la distanza fra un luogo di sosta e l’altro, possono tarare la lunghezza dei tragitti in migrazione. Se il lago dovesse diventare inutilizzabile, molti di questi uccelli perderebbero un sito essenziale per il recupero delle energie in migrazione.
Questo rischio purtroppo è fin troppo attuale. La compagnia indiana Tata Chemicals Ltd di Mumbai e la National Development Corporation della Tanzania hanno deciso di sfruttare il lago per l’estrazione del carbonato di sodio (Na2CO3), usato per produrre detersivi. L’estrazione del carbonato avverrebbe prelevando l’acqua del lago attraverso delle tubature che passerebbero sulla superficie del lago, con annesse strade, infrastrutture ed una centrale a carbone costruita appositamente per l’approvvigionamento energetico dell’industria.
È chiaro che un’installazione di questa portata determinerebbe il degrado del lago, l’abbandono da parte dei fenicotteri e la perdita di un ambiente dal valore ecologico inestimabile. L’estrazione determinerebbe, infatti, la rottura del delicato equilibrio chimico del lago, che deve mantenere il proprio pH nel range necessario alla sopravvivenza dei suoi abitanti. Le industrie estrattive di carbonato di sodio sono tra l’altro notoriamente molto inquinanti: non per niente, l’Alkali Act (1863) fu la prima legge della storia emessa contro l’inquinamento atmosferico, proprio in riferimento ad una fabbrica di carbonato di sodio.
A livello economico, la perdita per le popolazioni che vivono del turismo del lago sarebbe enorme. È vero che le industrie darebbero lavoro a circa 1000 persone, ma verrebbe persa la base culturale di un lavoro locale e antico come quello che ruota attorno al lago. Inoltre, l’introito del turismo dedicato ai fenicotteri nella regione di Lake Natron è pari a 12 milioni di dollari l’anno. Oltre alla Tanzania, di questo flusso turistico beneficiano anche Kenya ed Etiopia.
Sebbene solo oggi la notizia abbia un eco internazionale, la battaglia prosegue dal 2006. A novembre di quell’anno, grazie alle proteste arrivate da ogni parte del mondo, il governo della Tanzania ha deciso di bloccare temporaneamente la costruzione del complesso estrattivo per dare la possibilità al Ministero dell’Ambiente di eseguire ulteriori valutazioni di impatto ambientale. Nel 2007 è stato fondato il "Lake Natron Consultative Group", un gruppo di 31 associazioni coordinato da Ken Mwathe, direttore del Dipartimento di Ecologia presso l’ African Conservation Centre. L’LNCG sta portando avanti una petizione per tenare di bloccare il progetto, pubblica frequentemente bollettini di aggiornamento della situazione, distribuiti fra 500 istituzioni in giro per il mondo, mantiene i contatti con i rappresentanti del governo della Tanzania per controllare i nuovi sviluppi.
Un’incredibile svolta si è verificata all’inizio del 2008, con la decisione della National Development Corporation di spostare il sito per l’estrazione a 32 km dal lago, a Kitumbeine. Per questo nuovo sito è necessaria un’ulteriore analisi di impatto ambientale: l’impatto sarebbe certamente minore rispetto a quello previsto nel primo piano di installazione, ma le acque del lago verrebbero comunque alterate e l’equilibrio chimico compromesso.
Comunque, dell’ecologia dei fenicotteri (come in realtà di quella di moltissime altre specie) si sa ancora poco. Uno studio dell’Università di Leicester (UK) dimostra infatti che alcune popolazioni di fenicotteri dell’India hanno scelto come siti di nidificazione degli ambienti fortemente inquinati, in cui anche un essere umano vive in una situazione di malessere dovuta alla puzza e al rumore. Eppure questi fenicotteri godono di ottima salute. Come si spiega? Lo studio è approdato sulle scrivanie dei governi africani ed è stata sottoposta ad analisi, ma un commento finale è ancora lontano a venire.
12 Maggio 2008 - Scrivi un commento