Maria Luisa Busi, volto storico del Tg1 delle 20 dà le dimissioni, proprio nei giorni decisivi per una proposta di legge – la famosa legge bavaglio, che lo stesso Schifani vorrebbe evitare di approvare se interpretata come tale nei confronti della comunicazione – che se sarà approvata metterà a rischio la libertà di manifestare il pensiero e il diritto dei cittadini ad essere informati. E poi un nuovo condono edilizio, nonostante i continui cambiamenti, “dato” a tutte le case fantasma giusto per premiare i furbi. Quale sarà il seguito?
Nelle sale cinematografiche, tra i film in programmazione, il nuovo film di Sabina Guzzanti “Draquila – L'Italia che trema”, un documentario inchiesta che, in passato, si sarebbe potuto definire un tipico esempio di controinformazione. Ma oggi nelle reti televisive italiane esiste davvero una controinformazione?
Dalle parole scritte nella lettera rivolta al Direttore Augusto Minzolini che la Busi ha affisso nella bacheca della redazione, la risposta sembra scontata: “Considero la linea editoriale che hai voluto imprimere al giornale una sorta di dirottamento, a causa del quale il TG1 rischia di schiantarsi contro una definitiva perdita di credibilità nei confronti dei telespettatori […] È stato il giornale di Vespa, Frajese, Longhi, Morrione, Fava, Giuntella. Il giornale delle culture diverse, delle idee diverse. Le conteneva tutte, era questa la sua ricchezza. Era il loro giornale, il nostro giornale. Anche dei colleghi che hai rimosso dai loro incarichi e di molti altri qui dentro che sono stati emarginati.
Questo è il giornale che ha sempre parlato a tutto il Paese. Il giornale degli italiani. Il giornale che ha dato voce a tutte le voci. Non è mai stato il giornale di una voce sola. Oggi l’informazione del TG1 è un’informazione parziale e di parte. Dov’è il paese reale? […] L’Italia che vive una drammatica crisi sociale è finita nel binario morto della nostra indifferenza. Schiacciata tra un’informazione di parte – un editoriale sulla giustizia, uno contro i pentiti di mafia, un altro sull’inchiesta di Trani nel quale hai affermato di non essere indagato, smentito dai fatti il giorno dopo – e l’infotainment quotidiano: da quante volte occorre lavarsi le mani ogni giorno, alla caccia al coccodrillo nel lago, alle mutande antiscippo”...
Sulla stessa scia il messaggio del film della Guzzanti – incentrato sul terremoto avvenuto a L'Aquila, disastro acclamatissimo dal punto di vista mediatico – che racconta tutto ciò che nei media ufficiali si evita di raccontare: i controlli di polizia finalizzati a tenere lontani da Berlusconi tutti coloro che avrebbero voluto contestare il premier durante le sue innumerevoli visite a L'Aquila; la militarizzazione delle tendopoli dove vengono vietati caffè e coca cola per non eccitare gli animi; i divieti di organizzare incontri ed assemblee nei campi; la regressione di ogni protesta; i soccorritori che si trasformano in invasori; la desolata disperazione di coloro che vengono trasferiti in alberghi lontani centinaia di chilometri dalla propria casa; il forzato allontanamento dal centro della città anche di coloro che avrebbero potuto e voluto continuare a restare nelle proprie abitazioni, solo parzialmente colpite e facilmente risanabili.
Eppure le immagini in televisione mostrano tutt'altro, raccontando solo l'altra faccia della medaglia.
Dove sta la verità?
La stessa Busi nella sua lettera ha dichiarato: “Nell’affidamento dei telespettatori è infatti al conduttore che viene ricollegata la notizia. È lui che ricopre primariamente il ruolo di garante del rapporto di fiducia che sussiste con i telespettatori. I fatti dell’Aquila ne sono stata la prova. Quando centinaia di persone hanno inveito contro la troupe che guidavo al grido di vergogna e scodinzolini, ho capito che quel rapporto di fiducia che ci ha sempre legato al nostro pubblico era davvero compromesso. E’ quello che accade quando si privilegia la comunicazione all’informazione, la propaganda alla verifica”...
Infine, come la ciliegina sulla torta, dulcis in fundo, la legge bavaglio che arriva a sconvolgere aspetti fondamentali del nostro sistema costituzionale che sembra cadere a brandelli cercando di imporre la legge sulle intercettazioni telefoniche.
Un'ulteriore censura all'informazione. Se la legge fosse già in vigore, non avremmo avuto la possibilità di venire a conoscenza degli ultimi affari immobiliari del Ministro Scajola (è solo uno dei mille esempi), visto che la legge vieta la pubblicazione delle intercettazioni svolte; la magistratura, inoltre, non potrebbe più intervenire efficacemente su illegalità e scandali come quelli svelati nella sanità e nella finanza.
L'appiglio a cui si attaccano è la tutela della Privacy, facendo finta di non sapere che questa può benissimo essere tutelata senza violare principi e diritti.
Intanto per approvare questa legge si stanno attraversando mari e monti, accelerando in tutti i modi possibili i lavori in Parlamento con sedute mattutine, pomeridiane e notturne della Commissione Giustizia del Senato. Dall'Aula di palazzo Madama è stato confermato che il ddl intercettazioni inizierà la sua corsa lunedì 31 maggio. Il termine per presentare gli emendamenti è fissato per le 19 di oggi, venerdì 28 maggio.
E qui ritorna la mia domanda iniziale: quale sarà il seguito??
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