Legambiente

Legambiente: confisca definitiva dell'ecomostro di Punta Pellaro

Dopo la confisca definitiva dell'ecomostro di Punta Pellaro in Calabria, Legambiente soddisfatta per la battaglia vinta, chiede la demolizione del complesso per liberare l’area ad un progetto alternativo ecocompatibile e di utilità pubblica.

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“La definitiva confisca dell’ecomostro di Punta Pellaro è un grande risultato nella battaglia contro l’abusivismo che deturpa tanti luoghi incantevoli del nostro Paese"

“La definitiva confisca dell’ecomostro di Punta Pellaro è un grande risultato nella battaglia contro l’abusivismo che deturpa tanti luoghi incantevoli del nostro Paese, in particolare del Sud. Le ragioni e la tenacia del Procuratore Generale f.f. di Reggio Calabria, Francesco Scuderi, da una parte e di Legambiente e LIPU dall’altra, alla fine sono state premiate”.

Così Sebastiano Venneri vicepresidente di Legambiente commenta la sentenza della terza sezione della Corte Suprema di Cassazione del 22 aprile, che annulla, senza rinvio, la sentenza della Corte d’Appello di Reggio Calabria e ordina la nuova definitiva confisca delle aree e delle opere del complesso di circa 42 appartamenti “per villeggiatura” realizzati da privati a Punta Pellaro, sul litorale sud di Reggio Calabria a meno di dieci metri dalla battigia, praticamente sul mare, in un tratto di costa di particolare bellezza e in zona di vincolo paesaggistico. Legambiente ricorda che le opere erano già state sottoposte a sequestro preventivo il 14 luglio del 2000 e che il processo avviato circa dieci anni fa, sulla base di un esposto di Legambiente e Lipu, successivamente costituitesi parte civile, aveva in un primo momento (22 gennaio 2007) portato a una sentenza di condanna in primo grado e al sequestro del villaggio.

Successivamente però, a conclusione del processo di secondo grado, la Corte d’Appello di Reggio Calabria aveva disposto clamorosamente (28 aprile 2009), la revoca della confisca dell’area di cantiere e delle opere edilizie.

“La decisione della Cassazione” – aggiunge Nuccio Barillà di Legambiente Calabria – “anche se ancora non se ne conosce la motivazione, dimostra che il progetto originario era stato stravolto con “adeguamenti” e alterazione degli indici di fabbricazione mentre la destinazione d’uso era passata da residence turistico a una pluralità parcellizzata di unità abitative destinate a residenza privata”.

Chiusa positivamente la vicenda giudiziaria e ritornato il complesso edilizio nella disponibilità pubblica, Legambiente – che rivolge un plauso particolare al Procuratore Scuderi – ne chiede la demolizione per liberare l’area ad un progetto alternativo ecocompatibile e di utilità pubblica.

4 Maggio 2010 - Scrivi un commento
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