Il censimento ha individuato oltre 6 milioni di punti inquinanti di origine sia industriale, che agricola e residenziale e inoltre ha anche creato una mappa delle installazioni centralizzate per il controllo dell'inquinamento. Il censimento è costato 737 milioni di yuan (100 milioni di dollari) e - partito nel 2007 - ha coinvolto ben 570.000 persone nella raccolta dei dati.
"Gli sversamenti di inquinanti industriali provengono in maggioranza da un piccolo numero di industrie e di settori, che soffrono di importanti problemi strutturali - ha continuato Zhang - Le fonti agricole hanno una notevole influenza sull'acqua del Paese."
Proprio acqua e agricoltura sembrano il vero tallone d'Achille di tutta l'operazione. Se due anni fa i dati forniti dalle amministrazioni locali sembravano rassicuranti, la verità emersa dal censimento si è dimostrata più dura del previsto.
Nelle province agricole che negli ultimi venti anni hanno subito un processo di forte industrializzazione, gli scarichi agricoli sarebbero ormai fortemente inquinati a causa della grande quantità di fertilizzanti chimici (fonte: www.ecologiae.com).
Ma non è tutto. Secondo un articolo apparso su Science "I tassi di [azoto] applicati in alcune regioni sono straordinariamente elevati rispetto a quelli del Nord America e in Europa. Questi hanno degradato i suoli e la qualità ambientale nelle pianure della Cina Settentrionale e nella regione del lago Taihu nel Sud della Cina".
La situazione è tale che anche il ministero per la protezione dell'ambiente è stato costretto ad ammettere che: "La Cina fa fronte a grandi difficoltà ambientali sullo sfondo della crescita economica rapida." La cosa era immaginabile ma ora è realtà e abbatte tutte le precedenti descrizioni della Cina come un paese all'avanguardia nella lotta all'inquinamento in cui tutto era ormai sotto controllo e destinato ad un futuro radioso ed ecologico.
Zhang Lijun tende ovviamente a minimizzare i risultati del censimento e a giustificarli: "Questo scarto può essere spiegato con la portata più vasta della seconda inchiesta, con l'inclusione delle fonti agricole di acque reflue che contribuiscono per 13,2 milioni di tonnellate, e i differenti metodi di calcolo utilizzati", ma la realtà è che le associazioni ambientaliste cinesi sono convinte che i dati più completi e preoccupanti della ricerca siano rimasti secretati, se così fosse la Repubblica Popolare avrebbe seriamente di che preoccuparsi.
A vederla con Zhang, comunque, "lo studio ha dato alla Cina una migliore comprensione delle sfide con le quali si confronta il Paese e in futuro la Cina spera di aumentare il numero di inquinanti che osserva e controlla. Questa è una prova dell'impegno della Cina a cambiare il suo modello economico. Questo nuovo modello deve permettere di limitare la crescita dell'inquinamento ad uno stadio meno avanzato di quello dei Paesi occidentali."
"Perché la Cina ha preso una strada dello sviluppo differente da quella delle altre nazioni avanzate, è molto probabile che il picco del nostro inquinamento avrà luogo più presto." C'è da sperare che tutto ciò sia vero, il pianeta non può certo sopportare altri 1,3 miliardi di persone che consumano e inquinano come Europei e Nord-Americani.
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