"Tutto andava bene finché il prezzo delle materie prime e del petrolio era alto. Poi il prezzo è crollato, la nostra economia è stata colpita duramente, e i nostri cittadini anche. (...) Devo ammettere che siamo crollati oltre le nostre più pessimistiche aspettative, il danno reale alla nostra economia è stato di gran lunga peggiore di ogni predizione nostra, della Banca Mondiale, e degli altri analisti".
E' dura per un capo di Stato ammettere apertamente una situazione simile, ed è anche molto coraggioso farlo: noi non siamo abituati a sentire simili proclami di fallimento. D'altronde, fa benissimo Medvedev a pensare al futuro: restare vincolati all'esportazione energetica, che durante una crisi economica rende anche meno del dovuto, significa condannare il Paese. E il ricordo del disastro degli anni '90 deve essere ben impresso nelle scioccate menti dei cittadini russi.
L'idea che promuove il governo è allora quella di investire nell'efficienza energetica, nel risparmio energetico, nello sviluppo di energia nucleare, in infrastrutture per l'informazione e per la medicina. Ci vorranno almeno 15 anni.
Sembra più un programma da esaurimento dei pozzi che da crisi economica, ma questo neanche Medvedev avrà il coraggio di ammetterlo.
Articolo tratto da Petrolio
13 Ottobre 2009 - Scrivi un commento