Un tragico evento che ha sconvolto e turbato gli animi di molti italiani e non solo.
Si è subito gridato al ritiro delle truppe da parte di alcuni politici italiani, dei mezzi di comunicazione e della gente comune. Una guerra che ha cominciato a risultare inutile a molti, una guerra motivo di sangue sprecato in nome di una missione di pace che, in realtà, di pacifico ha ben poco. Una guerra “vera” quanto il paradosso che è insito all’interno del suo stesso obiettivo: fare una guerra per raggiungere una pace.
La settimana scorsa, invece, si sono verificati “altri disastri” che – anche in questo caso – hanno procurato morti, desolazioni e devastazioni: un terremoto con successiva onda anomala che ha devastato le isole Samoa e una tragedia “annunciata” – così come è stata definita da molti – che ci ha toccato molto più da vicino. Stiamo parlando dell’alluvione seguita dalla catastrofica frana avvenuto in provincia di Messina, che ha mietuto sofferenza, morte e povertà. Tra rabbia, fango e miseria si contano le vittime di un dissesto idreologico, di un’urbanizzazione selvaggia e della mancanza di una adeguata gestione del territorio da parte dello Stato.
Tragedia annunciata o meno, oltre al dolore resta la voglia dei sopravvissuti di rimboccarsi le maniche per ricostruirsi una casa dove poter vivere e una vita – in questo momento – priva di illusioni, sogni e gioiose aspettative.
Le vicende fin qui descritte non hanno come fine quello di suscitare pietismo o compassionevole ipocrisia, ma sono lo spunto per far constatare quanto ampia sia l’attenzione riposta quotidianamente agli eventi che sono per noi motivo di angoscia e di tristezza (con questo non voglio dire che non bisogna informarsi su ciò che quotidianamente avviene nel mondo) e che ci lasciano attoniti e inadeguati, mentre ci sembrano quasi scontate e “normali” le immagini emblema di vita ed entusiasmo.
Proprio in concomitanza con gli eventi successi nelle terre afghane, mi trovavo in Croazia immersa – inaspettatamente – in un’atmosfera in cui pullulava gioia, allegria e fratellanza, in occasione di un evento folcloristico che ha riunito diversi paesi tra i quali Italia, Lituania, Slovenia, Estonia, Ungheria ed altri ancora, per condividere le proprie musiche, le proprie tradizioni, le proprie danze e le proprie memorie storiche.
Un sentimento di condivisione fraterna, di apertura solidale nei confronti di tutto ciò che fa parte di un mondo sconosciuto, di una tradizione, di una cultura e di un sapere lontano da quello che ognuno si porta dentro, ma non per questo meno interessante o stimolante.
Nessuna retorica, solo condivisione e accoglienza tra gente e popoli di terre lontane tra loro. Questa sensazione mi ha fatto pensare a quanto potrebbero essere più semplici i rapporti e le relazioni tra noi umani, spesso rinchiusi nei nostri singoli gusci, incapaci di accettare o provare a familiarizzare con il “resto” del mondo, e quanto siamo poco abituati a gioire e a godere di momenti così semplici, puri e intensi.
Una lezione di amore da parte di un paese come la Croazia spesso ricordato per la tragica guerra che ha massacrato popoli vicini e un tempo “amici”.
11 Ottobre 2009 - Scrivi un commento