E’ notte fonda, e sentiamo bussare alla porta del nostro bungalow: anche se non osavo sperare in tanta fortuna, ci avvertono che una tartaruga marina è appena approdata sull'isola per deporre le uova.
Ci precipitiamo in assoluto silenzio per assistere ad uno spettacolo magico e indescrivibile: nascosta sotto alcuni alberi che creano una cornice protettiva, la tartaruga, del diametro di circa un metro, ha già finito di scavare la sua buca e sta deponendo lentamente le uova; al conteggio finale ne risulteranno 80.
È quando ha finito di deporre, inizia uno spettacolo indimenticabile: lentamente, sacralmente, per prima cosa con le zampe posteriori comprime la sabbia sulle uova per creare un contesto di incubatrice nel quale possano svilupparsi; quindi, con le zampe anteriori, molto più grandi e possenti, inizia a spostare sabbia così da ricoprire il luogo in cui ha deposto, e oltre alla sabbia, sposta foglie e rametti. E’ un lavoro che dura oltre mezz'ora, al termine del quale è veramente impossibile distinguere la meraviglia vitale che si annida sotto la sabbia stessa.
Una volta compiuto il suo lavoro con la massima attenzione e cura, si volta ed entra lentamente in mare, per riprendere la sua vita.
Ho appena assistito ad un esempio perfetto di istinto materno, che da’ ai figli tutto ciò che li mette in condizione di garantire loro il massimo delle possibilità di sopravvivere, dopodiché li lascia alla loro evoluzione. Dopo un periodo che varia da 56 ai 58 giorni, infatti, le uova si schiuderanno e le tartarughine, così minuscole da poter stare nel palmo di una mano, inizieranno a dirigersi verso il mare, spinte a loro volta dall'istinto ad andare verso il largo.
È’ ovvio che una modalità del genere non potrebbe essere adatta per animali complessi quali gli esseri umani ed alcuni primati superiori, che hanno bisogno di tempo, cura ed assistenza prima di potersi dire autosufficienti, ma... una cosa è aver prolungato naturalmente la fase di dipendenza dai genitori per permettere a un essere come il neonato, che non sarebbe assolutamente in grado di sopravvivere, di formarsi e rendersi autonomo, un’altra cosa è prolungare questa dipendenza per decenni, spesso per tutta la vita, impedendo così che avvenga il taglio simbolico del cordone ombelicale con i genitori, unica premessa per rendere l’adolescente del tutto autonomo ed autosufficiente.
Questo vale soprattutto per le culture latine, in cui l'esaltazione del mammismo costituisce al tempo stesso una gabbia che garantisce un assoluto blocco dell'evoluzione individuale, ed un blocco della società che gira intorno a se stessa orizzontalmente, paralizzata in situazioni relazionali di stallo…
Ma torniamo in Malesia. Nei giorni passati sull'isola, ho avuto un altro colpo di fortuna. Ho potuto infatti assistere allo spettacolo meraviglioso della schiusa delle uova di una covata precedente: nel vedere questi esserini sgambettare, caracollare, entrare in acqua ed iniziare a vivere è inevitabile pensare a quanti a trenta, quaranta, addirittura cinquant’anni nelle culture latine si trovano ancora a dipendere ed appoggiarsi ai genitori, senza essere quindi mai cresciuti ed impedendo al tempo stesso la loro crescita, inchiodandoli in un ruolo ormai superato.
In mancanza di precisi riti di passaggio, l'individuo non diventa in questo modo mai realmente artefice del proprio destino.
Non è un caso che, per fare un esempio, nella One Experience©, quando si lavora sul rapporto con i genitori, emergano tantissimi contenuti repressi e mai espressi, tantissime problematiche soffocate che, tra l'altro, rendono anche estremamente difficile poi un eventuale rapporto basato sul vero amore nei confronti di quelle persone che -non dimentichiamolo- non sono genitori ma hanno svolto il ruolo di genitori.
La condizione di genitori non è uno stato dell’essere, è una funzione evolutiva come la tartaruga di Lankayan esemplifica perfettamente, e l’Amore tra esseri umani ha senso come incontro di Cuori e non di ruoli…
Lontano dal mondo e dalla cultura cattolico-latina, in questo periodo, mi sembra così assurdo ed anacronistico dover sottolineare concetti perfettamente chiari anche alla maggior parte delle culture attualmente presenti sul pianeta, e non solo a quelle spirituali e tradizionali…
Solo quando si riesce a vedere chi ha svolto questa funzione nei nostri confronti come esseri umani, con i loro pregi e difetti, con le loro fragilità, i loro limiti, le loro grandezze, è possibile infatti scoprire e provare un vero sentimento nei loro confronti, libero da tutte le dipendenze in gran parte psicologiche, in parte pratiche, che non permettono al Cuore di esprimersi.
Ed è veramente un’opportunità unica ed irripetibile, quella di scoprire e (se lo meritano) amare chi ha svolto per anni questa funzione prendendosi cura di noi. Guarire il rapporto con loro, scoprire che sono esseri umani e non feticci, tra l’altro, può aiutare ad instaurare una relazione completamente diversa con i propri figli, attuali o futuri, evitando il perpetrarsi di una situazione di blocco relazionale così comoda e stimolata da chi, senza pudore, si riempie ogni momento la bocca con la parola “famiglia”, (considerata troppo spesso non come un’incubatrice amorevole ma piuttosto come un serbatoio di indottrinamento ideologico e religioso)…
20 Gennaio 2008 - Scrivi un commento