Diciamo subito che Ritorno al passato - La fine dell'era del petrolio e il futuro che ci attende è un libro che è bene leggere, nonostante non vorremmo mai doverlo fare. Eh sì, perché questo libro, frutto di una conversazione tra Andrea Bizzocchi e il saggista James Howard Kunstler, è un'opera tremendamente di attualità che ci riguarda da vicino, molto più di quanto non pensiamo.
Bizzocchi, fanese, ci racconta come è nato il libro: “Circa un anno fa lessi “The Long Emergency”. Parlava di picco petrolifero globale e fine della nostra civiltà così come la conosciamo. Mi sembrava che l’autore, nell’esporre la sua tesi, portasse ragioni inattaccabili. Dal momento che stavo già da tempo dedicandomi a studi sul picco petrolifero, lo contattai chiedendogli un incontro per sviluppare assieme il tema”. Partendo da due punti fermi, cioè l'assoluta dipendenza della civiltà occidentale da forniture economiche di petrolio e il raggiungimento del picco petrolifero globale, Bizzocchi e Kunstler propongono una visione a 360° dell'impatto che questi accadimenti avranno sul nostro futuro più prossimo, dando così vita ad un'analisi serrata e per tanti versi catastrofica, ma al tempo stessa terribilmente veritiera e ben documentata.
Leggiamo dalla quarta di copertina del libro: “I giacimenti di petrolio si stanno rapidamente esaurendo. Quali saranno le conseguenze di questo accadimento sulle nostre vite? Perché la nostra economia crollerà e che ne sarà della Grande Distribuzione, dei supermercati, dei viaggi aerei, delle vacanze e dei trasporti? Come saranno l'istruzione e la sanità, che importanza rivestirà la religione? Come potranno sostenersi le grandi metropoli e le periferie urbane senza combustibile a basso costo? Che ne sarà dell'industria e dell'agricoltura intensiva? Torneremo a lavorare nei campi?"
I due autori vanno però anche oltre, spiegando da un lato perché le energie alternative non ci salveranno, “anzi, ci affosseranno ancor di più”, e dall'altro allertandoci dei terribili danni ambientali provocati dall'uomo. “Il punto focale non è trovare altra energia, bensì accettare una realtà ovvia, e cioè che non si può pensare di sfruttare all'infinito un pianeta le cui risorse sono ovviamente finite” dice Bizzocchi.
L'era del petrolio, sostengono, nell'arco della storia umana è durata un battito d'ali, ragion per cui il “ritorno al passato”, cioè “non alle caverne ma a stili di vita più sostenibili, per l'uomo e per il pianeta” dovrebbe essere visto non come un'eccezione catastrofica, ma piuttosto come la norma dell'esperienza umana.
E, nemmeno troppo sommessamente, i due fanno anche capire che la fine, giocoforza, del consumismo infantile drogato da falsi miti e bisogni indotti, nonché della globalizzazione, tutto sommato potrebbe non essere neppure un male, se non altro perché “non se ne può più di un sistema vanesio e sprecone che propone vite da luna park e che è riuscito, nel breve volgere di pochi decenni, in una triplice impresa: distruggere l'ambiente, portare alla fame intere popolazioni del Terzo mondo e - la vera impresa è questa - far stare male anche chi dovrebbe star bene. Se l'Occidente detiene tutti i record di depressione, stress, nevrosi, suicidi ecc., un motivo ci sarà? O no?” domandano i due provocatoriamente.
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