Del ritorno della minaccia del nucleare si è discusso (tra le tante cose) negli scorsi giorni a Firenze, durante Terrautura 2009, sesta edizione della mostra-convegno dedicata alle buone pratiche del vivere e del governare. In una tavola rotonda, in cui si sono avvicendati diversi esperti e politici, si è cercato di chiarire come, per quanto le tecnologie siano progredite e gli scenari politico-ecologici cambiati in questi venti anni, l’energia nucleare non rappresenti oggi una soluzione ai problemi ai quali la nostra società si trova a dover far fronte.
Le scorie, per quanto occupino volumi ridotti, sono altissimamente radioattive e non sono riutilizzabili in alcun modo, “sono un reale rifiuto”. La riduzione di questi resti di processo è l’obiettivo primo della ricerca per la realizzazione di impianti di quarta generazione, i quali però “al momento non esistono, è tutto ancora ad un livello puramente teorico”.
Bisognerà approfondire ancora molto gli studi ed effettuare delle prove sul campo, ne segue che centrali di tal tipo sicuramente non potranno essere realizzate prima di vent’anni.
“Siamo dunque così in pericolo di vita da preferire il nucleare, e quindi la compromissione della nostra salute, alla scelta di una via alternativa?”, si domanda De Santi. “Direi proprio di no.”
“Il ricorso all’energia nucleare è tutt’altro che una soluzione a breve termine”, dichiara poi Mario Agostinelli, fisico e chimico, ex ricercatore dell’ENEA, dal 2005 consigliere alla regione Lombardia per Rifondazione comunista e attivo nel Forum Sociale Mondiale in campo energetico e ambientale. >“La realizzazione di un nuovo impianto nucleare necessiterebbe di: almeno due anni prima di individuare un sito che metta d’accordo tutti, o meglio, che raccolga meno proteste possibile; due o tre anni per realizzare tutti gli studi sul territorio e per il progetto della centrale in considerazione del sito scelto; cinque anni per la costruzione e la messa in opera dell’impianto. Ciò significa che prima di 10 anni dal momento in cui si dà il ‘via libera’ non si può disporre di energia. Inoltre” - continua Agostinelli - “la costruzione di una centrale comporta l’emissione di grandissime quantità di CO2, per bilanciare le quali essa (se di 1600MW) deve operare per 9 anni. Ne segue che prima di 18-19 anni l’impianto non è in grado di produrre effetti benefici sul bilancio di CO2 nell’ambiente, ossia di intervenire positivamente per ridurre i cambiamenti climatici. Lo scenario è dunque del tutto improponibile!”
>Paolo Cacciari, architetto, politico e giornalista (ha collaborato con numerose testate tra cui L’Unità), aggiunge altre questioni su cui riflettere nel valutare l’opportunità di una scelta nucleare.
“Non si può poi trascurare che le materie prime (uranio e plutonio) impiegate dalle centrali stanno andando esaurendosi”, dichiara Gianni Naggi, responsabile per il PRC di ambiente, territorio e beni comuni nella Regione Piemonte. A questo si aggiunga che “dal nucleare si può ricavare solo elettricità, utilizzabile per alimentare gli impianti industriali e per l’illuminazione: si tratta di un sesto della domanda complessiva di energia. Il grosso della richiesta, in Italia, è data dai trasporti, che al momento impiegano combustibili fossili. Se si realizzasse il progetto proposto di costruire 4-5 nuove centrali si arriverebbe a soddisfare il 2% della domanda attuale di energia. Ne vale forse la pena?”
A fronte di tutto ciò, ancora una volta, appare molto più opportuno accrescere l’impiego di fonti alternative di energia, quali il sole e il vento, che non scarseggiano nel nostro Paese. Ad esse poi si possono aggiungere le maree e le biomasse. “Il nucleare è passato, obsoleto” afferma Naggi, “si deve pensare ad un sistema distribuito di generazione dell’energia che integri le varie fonti alternative”, tenendo conto della differente distribuzione nel territorio e della variabilità nell’arco della giornata.
Passare quindi dalle parole e dalle tavole rotonde alle proposte concrete. “La nuova campagna non dovrà chiamarsi ‘No al nucleare’, bensì ‘Sì alle energie alternative’”, dice ancora Cacciari.
Non solo contrasto e polemica, dunque, bensì propositività e concretezza. Con le idee ben chiare.
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