Racconto di un giorno speciale

Invogliato da Etain Addey ad accostarsi al gruppo dei bioregionalisti della sua zona, Paolo Merlini, circa un anno fa, si recò al Mercatino dell’Autoproduzione e dell’Usato, che si tenne in provincia di Ancona. In questo articolo l'autore ci descrive la calda atmosfera di festa che lo accolse in quel freddo pomeriggio di febbraio…

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di Paolo Merlini

felice
Felice, il poeta che Paolo Merlini ha incontrato al Mercatino dell’Autoproduzione e dell’Usato
Cari Amici, sono certo che avrete apprezzato le interessanti riflessioni di Etain Addey in merito alla raccolta delle more.

Spero un giorno di poterla raggiungere per godere della sua ospitalità rurale ripagandola, in parte, con qualche lavoro in campagna.

Sì, perché come avrete capito, Etain è sempre pronta a raccontare, a raccontarsi e a coinvolgere l’interlocutore, facendolo sentire al centro di tutte le sue attenzioni.

Con me, per esempio, sin dalle prime battute della nostra corrispondenza, si è prodigata per introdurmi nel gruppo dei bioregionalisti della mia zona. Infatti, nel gennaio dello scorso anno, mi suggerì di raggiungere il 23 Mercatino dell’Autoproduzione e dell’Usato (possibile anche il Baratto e il Regalo) che si tenne in provincia di Ancona.

In pratica, allegò alla lettera con la quale rispondeva alla mia, un foglio A4 riportante indicazioni sul luogo da raggiungere unitamente a piccoli annunci del gruppo bioregionale locale… Il tutto scritto a mano in bella calligrafia e adornato da disegni decorativi. Un’opera d’arte il solo volantino.

La curiosità, ma soprattutto la voglia di conoscere e confrontarmi con questa gente così ben descritta da Etain nel suo libro, mi ha fatto raggiungere l’entroterra anconetano in un freddo pomeriggio di febbraio.

Ancora sono vividi nella mia memoria tutti i piacevoli particolari della calda atmosfera di festa e condivisione che mi hanno accolto al mio arrivo. L’incontro era iniziato già la mattina in un locale spoglio prestato da una cooperativa agricola. La colorata comunità degli invitati era riuscita ad animare il grigiore del cemento armato delle pareti.

Varcata la soglia dello stanzone, è stata la musica di un ben nutrito gruppo di musicisti ad accogliermi. Percussioni e fiati in un crescendo incalzante. Un buon odore di campagna colpì le mie narici e la prima cosa che ho visto sulla sinistra della porta è stata una montagna di abiti usati di differente manifattura con un cartello: - 1 euro al pezzo. Tanti banchetti con le più differenti cose sull’intero perimetro interno della stanza. Gente placidamente impegnata in trattative diluite da lunghissime conversazioni atte a conoscersi. Ovunque gente sorridente: donne, uomini, ma anche ragazzi con bambini piccoli attenti a giocare con profitto…

Al centro della stanza un tavolo con pane cotto a legna e roba buona da mangiare con un cartello che invitava a servirsi ed a lasciare un obolo per gli organizzatori. In piedi dietro un banchetto mi colpì un uomo non giovanissimo con un bel sorriso stampato sulla faccia e un bambino stretto-stretto in una specie di marsupio. Scoprirò solo una volta tornato a casa che si trattava di Fabrizio Cardinali e di suo figlio Sidartha, della Tribù delle Noci Sonanti di Arcevia (AN) che avrò il piacere di raccontarvi un’altra volta.

Inebriato dalla bonomia e dai sorrisi stampati sulla faccia di tutti i presenti, quasi dimenticavo l’obiettivo principale del mio viaggio: incontrare Felice.

Inizio a chiedere di Felice e constato una malcelata reticenza a rispondermi fino a quando uno di quelli ai quali mi ero rivolto, tra il serio ed il faceto, mi fa: "Ma sei della DIGOS?" Capperi, si è vero, quando vesto col completo grigio sembro un celerino in vacanza, piuttosto che un portaborse, ma ero in borghese... Sfodero un sorriso e dico che mi manda Etain. Al suo nome, tutte le remore dei miei interlocutori svaniscono e mi indicano un omino minuto ma robusto con una lunga barba grigia che fa da pendant con il basco che raccoglie i suoi lunghi capelli. Mi avvicino e mi presento raccontando che mi manda Etain. Subito Felice mi offre del Caffè di Ghianda. Io non avevo mai provato siffatto intruglio e per educazione accetto. Potrei anche dirvi che trattasi di una leccornia e forse ci credereste, ma no, vi svelo che è una schifezza. Nessuno è perfetto!

Per oggi è tutto. La prossima volta vi racconterò di Felice e delle sue magnifiche poesie.

A presto.

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26 Marzo 2009 - Scrivi un commento
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