Solo “di recente” - principalmente dal 1876 al 1896 - sono stati scacciati dai loro campi. L’allora nascente governo argentino ha loro confiscato 900.000 ettari di terreno. Per incoraggiarne la colonizzazione, lo ha poi ceduto alla compagnia britannica Tierras de Sud Argentino. In quegli anni i Mapuche sono stati decimati.
Nel 1991 il terreno ha cambiato nuovamente proprietario. Questa volta è stata una compagnia di abbigliamento a beneficiarne: per 50 milioni di dollari Benetton ha comprato tutta l’area ed è diventato il maggior proprietario terriero dell’Argentina.
Il terreno è passato di mano in mano, senza che i Mapuche venissero interpellati. Due anni fa, però, 32 di loro si sono fatti sentire, o meglio si sono fatti vedere. Il mattino del 14 febbraio 2007 le famiglie della comunità di Santa Rosa hanno scavalcato uno steccato simbolico e hanno iniziato a coltivare la loro terra.
È da quel giorno che vivono e lavorano sul terreno che era stato tolto ai loro nonni. Si tratta di un’aera di circa 535 ettari situata 180 km a sud di Bariloche, una città turistica vicino al confine cileno.
Nelle valli delle Ande il terreno è ottimo per la coltivazione, e Benetton, che nella regione produce principalmente lana, non lo stava utilizzando. Secondo l’avvocato Edgardo Monosalvo, la compagnia italiana non avrebbe intenzione di sfruttarlo nemmeno in futuro, quindi, “è esclusivamente una questione di onore”.
Finora i giudici hanno respinto le accuse, ma non si sa per quanto manterranno tale posizione. Anche per questo la comunità di Santa Rosa vuole riconquistare ufficialmente il terreno. Nei prossimi mesi verranno presentati argomenti da entrambi i lati e la giustizia dovrà pronunciarsi proprio sul diritto di proprietà.
Una causa nobile ma persa?
Sembra esserci poco da discutere poiché Benetton ha comprato il terreno. Queste famiglie agganciano la loro speranza a qualcosa di robusto: la costituzione argentina. Dal ‘94 la sezione 17 dell’articolo 75 “riconosce il diritto legale di queste comunità [indigene] al possesso e alla proprietà di terreno che hanno tradizionalmente occupato”.
L’applicazione di questo recente emendamento sta ai politici della singola provincia. La costituzione nazionale ha fatto il primo passo: riconosce il valore storico di questi popoli e del loro terreno. Il “territorio indigeno non è solo un pezzo di terra che possa venir barattato con un altro, ma uno spazio culturale specifico”, spiega Darìo Duch, un consigliere comunale di Bariloche.
Per la comunità di Santa Rosa non si tratta di possedere il terreno - nella loro cultura il concetto di proprietà privata non esiste - si tratta piuttosto di preservare qualcosa all’interno di esso. “Molti sono morti in questo luogo e hanno lasciato il loro sangue nella terra”, spiega Attilio. “Chiediamo attenzione al pensiero e allo stile di vita Mapuche”.
Non si tratta, quindi, solo di terreno e non si tratta solo di questi 535 ettari. Se Santa Rosa li riconquisterà, “tutti cominceranno a reclamare il territorio con le proprie mani”, spiega Duch. Ma aggiunge che ogni caso sarà diverso e quindi porterà con sé un’altra battaglia.
24 Marzo 2009 - Scrivi un commento