A differenza dei pannelli solari e delle centrali eoliche, dipendenti rispettivamente dal sole e del vento, l’energia osmotica può essere sfruttata ininterrottamente: in ogni momento del giorno e della notte e indipendentemente dalle condizioni climatiche.
Proprio per questo si calcola che la cosiddetta Blue Energy può soddisfare il 7% del bisogno energetico globale. Non esistono limiti: si può applicare alle bocche dei fiumi di tutto il mondo senza nuocere né alla natura né ad attività umane come pesca e trasporto (New Scientist).
Ma cos’è esattamente l’energia osmotica e come viene sfruttata?
L’osmosi è il processo naturale in cui l’acqua passa da una soluzione diluita (“dolce”) ad una più concentrata (salata). Come accade alla bocca di un fiume, l’acqua salata attira quella dolce: le due si mescolano e alla fine del processo rimane solo acqua salata.Questo processo fu invertito negli anni ’50 da Sidney Loeb e Srinivasa Sourirajan, della University of California: attraverso una membrana molto fine gli scienziati riuscirono a trattenere il sale e “spremere fuori” acqua dolce. Quest’osmosi “invertita” viene attualmente utilizzata negli impianti di desalinizzazione di tutto il mondo.
Dopo 15 anni Loeb si rese conto che tale processo poteva essere utilizzato anche per produrre energia. Mettendo acqua dolce da un lato e acqua salata dall’altro lato di una membrana, l’acqua salata attira quella dolce e le fa attraversare la membrana. In questo modo tutta l’acqua si raccoglie da un lato, sotto grande pressione (fino a 12 atmosfere): a questo punto viene immessa in una turbina che genera energia elettrica.
Loeb ha chiamato questo processo pressure retarded osmosis (PRO) e lo ha brevettato nel ’73.
Dopo anni di studi Torleif Holt e Thor Thorsen, dell’organizzazione di ricerca norvegese SINTEF, hanno convinto la compagnia energetica norvegese Statkraft che sono disponibili membrane abbastanza sottili e resistenti da rendere conveniente lo sfruttamento della Blue Energy.
Ottimizzando lo sfruttamento dello spazio e migliorando la qualità delle membrane, Statkraft vuole costruire una centrale che generi 25 megawatt di elettricità, i quali alimenterebbero più di 15 mila abitazioni entro il 2015.
Sebbene molti aspetti tecnici necessitino di perfezionamenti, è importante che sia stata intrapresa la strada verso lo sfruttamento dell’energia dai fiumi, l’unica capace di renderci indipendenti sia dal clima sia da importazioni di energia (l’Italia importa l’84% dell’energia consumata, Il mondo in cifre 2008).
Non dimentichiamo che questo esempio ci viene proprio dal maggior produttore europeo di petrolio. Se la Norvegia si porta avanti con nuove risorse energetiche, noi ne abbiamo ancor più bisogno.
5 Marzo 2009 - Scrivi un commento