Il monitoraggio presenta dati inediti sui livelli di mercurio in alcune specie di pesci provenienti da tre diverse aree del mondo: lo stato indiano dell’Ovest Bengala, l’area metropolitana di Manila nelle Filippine e sei Paesi membri dell’Unione Europea, tra cui l’Italia. Sono stati esaminati, inoltre, i dati dei livelli di metilmercurio in delfini pilota e altri mammiferi marini consumati dalle popolazioni artiche, nelle Isole Faroer e dagli Inuit del Canada del Nord. La situazione in India è la più grave con una media pro capite di assunzione di pesce molto alta e livelli di mercurio nel pesce disponibile localmente elevati (25 delle 56 varietà analizzate contengono più di 0,5 mg/kg di mercurio, limite massimo consentito dagli standard internazionali). Non è migliore la situazione nelle Filippine, nè nei sei Paesi europei esaminati, dove ci sono due chiare situazioni di rischio preoccupante. Anche in Italia su 26 campioni analizzati solo in Europa, il pesce spada fresco pescato nel canale di Sicilia ha presentato i livelli di concentrazione di mercurio più elevati 1,6 mg/Kg e il tonno sempre proveniente dal canale di Sicilia ha comunque superato anche se di poco il limite massimo consentito dagli standards internazionali di 0.5 mg/Kg.
“La contaminazione di pesci e mammiferi è una preoccupazione globale per la salute pubblica” - ha dichiarato Michale Bender, co-autore del report e membro del Zero Mercury Workin Group. - Il nostro studio su pesci prelevati da diverse località del mondo ha mostrato che livelli di esposizione al metilmercurio accettati sono stati superati, spesso ampiamente, in ogni Paese e area interessati dall’indagine”.
Oltre al frequente avvelenamento clinico da metilmercurio lo studio verifica inoltre anche il grave rischio di effetti neurotossici sullo sviluppo di bambini nati da donne che in gravidanza mangiano pesce ad alto accumulo di mercurio, o mangiano grandi quantità di pesce che accumulano moderatamente il mercurio. Effetti neurotossici subclinici ma funzionalmente significativi possono verificarsi anche in adulti e bambini che assumono metilmercurio sopra i livelli di riferimento, e la ricerca suggerisce anche che l’esposizione al mercurio aumenta il rischio di malattie cardiovascolari.
“Gli impianti cloro soda, pur essendo una delle principali fonti di inquinamento da mercurio, sono ancora diffusi nel nostro Paese dove sono presenti ben 4 siti chimici che utilizzano tale tecnologia inquinante ed obsoleta - ha dichiarato Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente. - E’ fondamentale, pertanto, che la Commissione Aia del Ministero dell’Ambiente vincoli il rilascio delle nuove autorizzazioni alla riconversione alla tecnologia a membrana entro il 2010 e, nello stesso tempo, si intervenga presto con le bonifiche dell’inquinamento pregresso, causato da decenni di attività di questi impianti. Proprio per questo Legambiente chiede al Ministero di velocizzare gli interventi che devono essere ancora attuati da molte aziende”.
11 Febbraio 2009 - Scrivi un commento