Greenpeace

I veri costi del carbone: 360 miliardi di euro nel 2007

"Il carbone ha supportato la rivoluzione industriale nell’800, ma ora è il momento di avviare una rivoluzione energetica pulita per affrontare la crisi finanziaria di oggi e la crisi climatica di domani".

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ROMA, 27 Novembre 2008 – Secondo quanto contenuto nel nuovo rapporto “I veri costi del carbone” diffuso oggi da Greenpeace, questo combustibile ha causato impatti per circa 360 miliardi di euro nel 2007. Il prezzo del carbone sui mercati internazionali tiene conto dei costi di estrazione, trasporto, tasse e profitti, ma non riflette affatto i costi esterni sull’ambiente e sulla salute delle persone. Se anche questi costi venissero contabilizzati, la competitività economica di nuove centrali a carbone verrebbe ridotta notevolmente.

Il rapporto, realizzato con il contributo dell’istituto indipendente olandese “CE Delft”, ha monetizzato gli impatti sulla salute, gli incidenti in miniera e i costi per la società dovuti al contributo del carbone ai cambiamenti climatici. Altri fattori come la distruzione di ecosistemi, la contaminazione di acqua e suolo, e la violazione di diritti umani non rientrano nell’analisi. La stima di 360 miliardi di euro è dunque da considerarsi un limite inferiore.

“I veri costi del carbone” è stato presentato a Varsavia perché la Polonia – che dipende al 90% dal carbone per la produzione di energia elettrica – si prepara ad ospitare la 14° Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici e il carbone è la prima singola causa del riscaldamento globale del Pianeta. Secondo il rapporto, il 99% dei costi esterni stimati, si deve al contributo del carbone ai cambiamenti climatici: scarsità idrica, ondate di calore, eventi meteorici estremi e altri fenomeni in atto colpiranno milioni di persone nel mondo.

Il rapporto di Greenpeace presenta anche 12 storie, testimonianze gli impatti che il ciclo di produzione e impiego del carbone ha sulla salute, su comunità ed ecosistemi in 12 Paesi nel mondo (Colombia, India, Russia, Indonesia, Cina, Tailandia, Sud Africa, Polonia, Stati Uniti, Germania, Australia e Filippine).

“Con oltre un terzo delle emissioni mondiali di CO2 provenienti dalla sua combustione - afferma Francesco Tedesco, responsabile della Campagna Energia e Clima di Greenpeace - il carbone è già oggi il combustibile più sporco, ma agli attuali trend di crescita il suo contributo ai cambiamenti climatici potrebbe aumentare del 60% al 2030”. Le emissioni di CO2 derivanti dall’uso del carbone nel mondo ammontano oggi a circa 11 miliardi di tonnellate.

Il rapporto Energy [R]evolution di Greenpeace mostra che fonti rinnovabili e misure di efficienza energetica hanno le potenzialità per dimezzare le emissioni di gas serra al 2050 e salvare il Pianeta da una crisi climatica irreversibile.

Avviare una rivoluzione energetica pulita richiederebbe una spesa di 14,7 mila miliardi di dollari al 2030, ma permetterebbe di risparmiare 18 mila miliardi per l’acquisto di combustibili fossili, con un saldo economico positivo nel medio periodo e milioni di nuovi posti di lavoro creati nell’industria delle rinnovabili.

26 Novembre 2008 - Scrivi un commento
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