Referendum in Sardegna: l’isola salva le sue coste

Sebbene i mass media non le abbiano dato l’opportuna rilevanza, qualche giorno fa in Sardegna è stata vinta una partita importante per l’ambiente. I cittadini, chiamati alle urne, hanno detto “no” all’abrogazione della legge “salva coste”: niente cemento sulle spiagge, l’isola investe sulla natura.

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di Alessandra Profilio


Una delle teorie più affermate nell’ambito dello studio dei mass media è quella conosciuta come teoria dell’agenda setting. Assunto della teoria è che i media non ci dicono cosa pensare ma su cosa pensare: i mezzi di comunicazione, cioè, selezionano per noi gli argomenti su cui costruirci un’ opinione. Ed è così che i fatti di cui i media parlano esistono nelle nostre conoscenze, tutti gli altri è come se non fossero mai accaduti. Uno di questi ultimi riguarda la Sardegna.

In realtà questa bellissima isola, lungi dall’essere stata dimenticata dalla televisione è spesso menzionata in programmi televisivi seri e semi-seri come patria di Elisabetta Canalis e di altre fortunate veline che proprio lì hanno i natali, nonché come luogo di vacanze prediletto da tutti quei vip e non vip che nelle calde notti d’estate si ritrovano al Billionaire, regno di Flavio Briatore, che peraltro, lo sanno tutti, ha di recente sposato la bella Elisabetta Gregoraci.

Sul gossip insomma, volenti o nolenti, siamo tutti preparatissimi. Ma al di là delle discoteche e delle ragazze dell’isola che finiscono sul bancone di Striscia la notizia, cosa succede in Sardegna?

La fine dell’estate ha portato via con sé i servizi televisivi sui locali più glamour della Costa Smeralda e gli scoop giornalistici sui personaggi famosi. Grazie al diligente lavoro dei paparazzi sappiamo che anche le star hanno la cellulite: possiamo dormire tranquille per tutto l’inverno e arrivederci alla prossima estate.

In realtà le cose non stanno esattamente così: anche durante l’autunno la Sardegna, udite udite, vive e… dice “no”. Ed importantissimo è stato il “no” espresso dai cittadini sardi alla cementificazione delle coste della propria isola.

Qualche giorno fa infatti la Sardegna è stata chiamata dal governo a votare per l’abrogazione della legge “salva coste”. Al referendum popolare però non è stato raggiunto il quorum minimo necessario per dare validità al voto: il provvedimento, dunque, resta in vigore dal momento che questo è ciò che i cittadini desiderano.


Foto tratta dal sito del WWF

L’invito a votare “sì” era stato rivolto praticamente da tutto il centro-destra, mentre diversi partiti della sinistra avevano esortato i cittadini a disertare le urne affinché il quorum non venisse raggiunto.

I quesiti proposti erano tre: due riguardanti la gestione dell’acqua in Sardegna ed il terzo la legge sulla tutela paesaggistica. Ma in cosa consiste questa legge tanto discussa?

La legge n.8/2004, Norme urgenti di provvisoria salvaguardia per la pianificazione paesaggistica e la tutela del territorio regionale, meglio nota come legge “salva coste”, fissa a due chilometri dal mare il limite per nuovi insediamenti abitativi e turistici.

Il provvedimento, fortemente voluto dalla Giunta Regionale di Renato Soru, ancor prima della sua approvazione (il 4 novembre 2004) ha incontrato numerose polemiche e la dura opposizione del centro-destra che lo ha sempre considerato un ostacolo allo sviluppo ed “un colpo mortale al turismo dell’isola”.

Contro l’allora, come ora, presidente del Consiglio Silvio Berlusconi si erano espressi nel gennaio del 2005 diversi politici e molte associazioni ambientaliste.

“Siamo al salva-cantiere, ovviamente quello di casa Berlusconi” dichiarava Alfonso Pecorario Scanio “La salvaguardia delle coste dalla erosione e dall’impatto delle costruzioni è un aspetto politicamente irrinunciabile di qualsiasi progetto per il futuro del nostro paese”.

Anche l’ambientalista e politico Ermete Realacci si era all’epoca indignato per la posizione presa dal centro-destra: “Il governo dei condoni e della sanatoria dell’abusivismo edilizio impugna una legge che tutela il paesaggio, la bellezza e l’identità dell'isola. E’ come impugnare il futuro della Sardegna”.

Lo stesso Realacci, oggi ministro dell’Ambiente del governo ombra del Pd, torna adesso ad esprimersi riguardo la questione delle coste della Sardegna e commenta così il risultato del referendum: “Nonostante la sgangherata campagna del centro-destra, sostenuta in prima persona da Silvio Berlusconi, i sardi hanno respinto con decisione il referendum a favore del cemento selvaggio sulle coste della Sardegna”. In tanti, insomma, non condividono l’opinione di Berlusconi secondo cui “la legge impedisce lo sviluppo economico della Sardegna”.


L’Italia ha mille problemi, è vero, ma possiede altrettanti tesori che la storia e la natura le hanno consegnato. Si tratta di un patrimonio artistico e naturalistico che il mondo ci invidia. Gli stranieri non ci amano per le nostre scuole, il nostro sistema politico, i nostri mezzi di trasporto: amano i nostri monumenti e le nostre spiagge. Come si può pensare che distruggere le coste o sfigurarle ricoprendole di cemento possa favorire l’economia italiana?

Il turismo è una risorsa fondamentale per il nostro paese più che per molti altri. Se distruggiamo i nostri preziosissimi paesaggi cosa ci resta? Pizza, spaghetti ed un sistema sociale che fa acqua da tutte le parti.

Ecco perché dobbiamo difendere con tutte le forze ed i mezzi disponibili il nostro patrimonio naturalistico. Ed ecco perché la Sardegna ha detto “no”.

Il rifiuto dei cittadini sardi alla cementificazione delle coste è un segnale importantissimo a cui i media avrebbero dovuto dare maggiore rilevanza. I risultati del referendum testimoniano infatti che la natura, finalmente, viene considerata una risorsa fondamentale (per agricoltura, turismo e salute) non soltanto da parte delle associazioni ambientaliste o da singoli partiti ma da moltissimi cittadini che hanno deciso di non investire più sul grigio dei palazzi e di fare del verde il colore del futuro…

4 Novembre 2008 - Scrivi un commento
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