L’ora della bancarotta ecologica è stata calcolata dal Global Footprint Network, ossia l’associazione di ricercatori che studiano l’impatto che l’umanità esercita sul pianeta (e quindi sui terreni agricoli, sui pascoli, sulle foreste e sulle zone di pesca) e lo confrontano con la capacità degli ecosistemi di generare nuove risorse e assorbire i rifiuti che produciamo.
Proprio come un’azienda la natura ha un budget annuale: il problema è che la nostra domanda lo supera ormai da decenni.
Secondo il network noi consumiamo l’equivalente di 1,4 pianeti, pur avendone a disposizione soltanto uno. Ciò vuol dire che dal 1 gennaio 2008 ad oggi la popolazione mondiale si è servita del 140% delle risorse che la Terra può generare in un anno. Ad esempio, la velocità con cui si tagliano gli alberi supera quella della loro crescita e, allo stesso modo, il ritmo con cui si catturano i pesci è più veloce di quello del loro ripopolamento.
Usare più risorse di quelle che vengono generate e creare più rifiuti di quelli che il pianeta può assorbire: in questo consiste la bancarotta ecologica, causa dei cambiamenti climatici, della perdita della biodiversità, della diminuzione delle foreste e di tutte le principali problematiche ambientali che contribuiscono all’innalzamento dei prezzi dei prodotti alimentari.
“Le risorse terrestri sono come un mucchio di denaro da cui ciascuno può servirsi liberamente fino a quando è finito” – dichiara Mathis Wackermangel, direttore del Network – “L’umanità vive oltre i limiti della sua carta di credito ecologica e se spendere più soldi di quelli che hai in banca porta ad accumulare un debito finanziario, usare più di quello che il pianeta riesce a ricreare ogni anno crea un debito ecologico e nel tempo conduce all’esaurimento delle risorse fondamentali su cui si basa l’economia umana”.
Fino a cinquant’anni fa la situazione era ben diversa e allora l’umanità non aveva contratto nessun debito con la Terra: nel 1961, infatti, era sufficiente soltanto metà del pianeta per soddisfare le nostre necessità.
È stato nel 1986 che per la prima volta l’umanità ha utilizzato più risorse di quelle prodotte. In quell’anno però l’ora della bancarotta è scattata il 31 dicembre: le risorse erano sì terminate, ma almeno erano bastate per 12 mesi. Da allora, a causa dei nostri consumi e stili di vita, l’Earth Overshoot Day cade ogni anno sempre più presto.
Nel 1995 le forniture sono terminate il 21 novembre mentre nel 2005 già il 2 ottobre il “budget” era esaurito.
Quest’anno già a settembre siamo con i conti in rosso e il debito con il pianeta è altissimo.
Cosa succederà andando avanti così? Secondo le Nazioni Unite, se non si prenderanno provvedimenti, nel 2050 il rosso scatterà il primo luglio.
In quella data, quindi, ci servirebbe avere a disposizione un altro pianeta oppure potremmo trasferirci su di uno grande il doppio di quello che abitiamo attualmente.
Tuttavia, sebbene la scienza ci abbia spesso stupito, entrambe le ipotesi al momento sembrano difficilmente realizzabili.
Non arriverà un giorno un genio della lampada al nostro servizio, né troveremo una bacchetta magica per rimediare ai nostri errori: dobbiamo impegnarci tutti per saldare i nostri debiti con la Terra e l’unico modo per farlo è cambiare le nostre solite cattive abitudini…
22 Settembre 2008 - Scrivi un commento