“Se prendiamo in considerazione i dati riguardanti l’assottigliamento dello strato di ghiaccio, molto probabilmente quest’anno in Artico c’è meno ghiaccio di quanto ce ne sia mai stato da quando sono cominciati i rilevamenti” afferma Martin Sommerkorn, del programma Artico del WWF. “Questo è anche il primo anno in cui si sono naturalmente aperti sia il passaggio a Nord-ovest sopra l’America settentrionale, sia quello a nord-est sopra la Russia”.
Secondo Sommerkorn il continuo scioglimento dei ghiacci più antichi e spessi significa che la calotta artica sta seguendo un trend che la sta portando a essere sempre più ‘giovane’ e sempre più sottile. La parte di ghiaccio che ha almeno 5 anni è diminuita del 56% tra il 1985 e il 2007, mentre il ghiaccio più vecchio è pressochè sparito. Prese tutte insieme, le nuove cifre mostrano chiaramente che l’Artico sta vivendo un declino sempre più rapido.
Per il WWF il 2009 sarà un anno cruciale per affrontare il problema dei cambiamenti climatici: i governi mondiali stanno negoziando un nuovo accordo sul clima che dovrà entrare in vigore nel 2013, quando il protocollo di Kyoto cesserà di funzionare. Questi negoziati vanno accelerati per permettere la firma dell’accordo alla Conferenza delle Parti della Convenzione Quadro sui Mutamenti Climatici dell’ONU che si terrà a Copenaghen nel dicembre 2009, tra soli 15 mesi.
“Per quanto riguarda l’estensione estiva dei ghiacci, ci aspettiamo che i dati definitivi confermino che il 2008 sarà il peggiore o, al massimo, il secondo peggior anno di sempre”– prosegue Sommerkorn “Questo vuol dire che, da quando si è cominciato a effettuare rilevamenti, in due anni consecutivi sono stati registrati due record negativi in termini di estensione della calotta artica e che questo trend continuerà. Alcune specie come l’orso polare stanno sperimentando sulla propria pelle l’erosione del proprio habitat provocato dai cambiamenti climatici in atto. Questi cambiamenti affliggono anche le popolazioni che hanno sempre vissuto tra i ghiacci artici e che dipendono in tutto e per tutto dal fatto che questo ecosistema si mantenga in salute”.
Il trend di riduzione dell’Artico è un allarme per il mondo intero: “L’Artico è un fattore di stabilità per il clima mondiale per due motivi” - sostiene Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF Italia - “Innanzitutto, il ghiaccio artico si comporta come uno specchio naturale perché riflette nell’atmosfera le radiazioni solari, il cosiddetto effetto Albedo. Quando il ghiaccio sparisce, le acque artiche assorbono più calore e alimentano il processo del riscaldamento globale creando un rafforzamento (feedback positivo) dell’incremento dell’effetto serra naturale. In secondo luogo, lo scioglimento dei ghiacci rilascia in atmosfera tutti quei gas serra che erano rimasti intrappolati nel ghiaccio stesso, come il metano. Quindi, questo non è solo un problema dell’Artico ma è un problema globale. E, in quanto tale, richiede una risposta globale”.
I cambiamenti climatici nella zona artica affliggono l’ecosistema marino, con acque sempre più calde e un processo di acidificazione in atto che altera la distribuzione di alghe e crostacei, alla base della ricchissima catena alimentare della zona polare e sub-polare. Al vertice molte specie già colpite, come le foche dagli anelli, una delle prede degli orsi polari, molte specie costiere come il gabbiano d’avorio che ha visto le proprie colonie delle aree costiere canadesi crollate dell’80% dal 1980 rispetto a quelle di altre regioni.
Nelle aree più estreme orientali della Russia, come il Mar di Chukchi, la riduzione dei ghiacci artici sta colpendo anche le popolazioni dei trichechi. Qui in estate ormai il mare è quasi completamente libero dai ghiacci ritiratisi fin dove le acque sono più profonde. Qui i trichechi non possono pescare e le colonie sono costrette ad ammassarsi lungo le spiagge della costa di Chukotcha. In queste condizioni il cibo scarseggia e il rischio di infezioni aumenta. Lo scorso anno il WWF ha contato in appena 350 chilometri di costa oltre 1.000 trichechi morti, probabilmente sfiancati dalla difficoltà di dover cercare cibo in acque sempre più profonde e spesso agitate.
17 Settembre 2008 - Scrivi un commento