Queste condizioni critiche sono ampiamente conosciute dagli esperti e dai tecnici del settore e, negli ultimi quaranta anni, gli investimenti economici messi in campo, in particolare quelli destinati al miglioramento della qualità delle acque e alla “messa in sicurezza” del territorio, sono stati notevoli.
Tuttavia, a fronte di enormi sforzi effettuati, i risultati ottenuti sono stati insufficienti e non hanno registrato nessun significativo progresso. Questo perché non si sono mai adottati scenari strategici di ampio respiro, agendo sempre con interventi d’emergenza, effettuati spesso con colpevoli ritardi, che non hanno risolto alla base il problema.
Ma adesso, la necessità di invertire la rotta e di farlo in tempi rapidi, è stata ormai ampiamente riconosciuta dal mondo tecnico e scientifico, anche se in modo non del tutto organico. In occasione del IV Convegno Internazionale sulla Riqualificazione Fluviale, tenutosi a Venezia dal 16 al 21 Giugno, organizzato dal CIRF (Centro Italiano Per La Riqualificazione Fluviale), quest’ultima associazione, insieme al WWF, ha presentato una proposta per migliorare le condizioni di salute del Grande Fiume.
Anzitutto la "rinaturazione" del Po, riforestando le sponde, ripristinando le aree naturali di esondazione, rimuovendo canalizzazioni e strutture artificiali obsolete che ne hanno compromesso funzionalità ed equilibri, operazione fondamentale per ridurre il rischio idrogeologico e migliorare la qualità delle acque.
E poi una gestione del fiume a livello di bacino, che superi e coordini gli interessi spesso contrastanti delle regioni o dei diversi usi dell'acqua, con l'obiettivo ben puntato sui vantaggi ambientali, economici e sociali che derivano da un fiume più naturale.
Tutto questo si può progettare grazie allo stanziamento da parte del CIPE (Comitato Interministeriale Programmazione Economica) di ben 180 milioni di euro per il progetto strategico "Valle del fiume Po", con l'obiettivo di migliorare le condizioni di sicurezza, potenziare la rete ecologica, promuovere la fruizione culturale e ambientale del fiume.
L’unico problema è la minaccia di "bacinizzazione” del fiume, attraverso la costruzione di opere artificiali come chiuse, dighe, traverse, massicciate, canalizzazioni a supporto della navigazione commerciale, che potrebbe pesare sulla corretta utilizzazione di quei fondi.
Spacciata in più sedi come “riqualificazione ambientale”, in realtà avrebbe un impatto devastante sull'ecosistema del fiume, a fronte di benefici economici che restano tutti da dimostrare. "L'evidenza dei processi di degrado ambientale ed il ricorso a continui interventi di emergenza non sistematici hanno reso improrogabile la necessità di uscire dalle logiche d’intervento fin qui adottate e di orientare le politiche di gestione del bacino idrografico su scenari strategici di ampio respiro.
Speriamo che, come già ottenuto per altre questioni, anche questa volta la causa ambientale, che queste associazioni sostengono, possa avere la priorità.
29 Giugno 2008 - Scrivi un commento