Negli stessi Stati Uniti, per la prima volta, inizia a farsi sentire la mancanza di grano perché gran parte dei terreni sono stati riconvertiti nella produzione di soia ed altre sostanze simili, non con finalità alimentari ma per la produzione di biocombustibili, come alternative al petrolio.
Ma la cosa più interessante è stato un servizio sull’Iowa, stato americano in cui molte persone iniziano a vivere realmente il problema della fame e hanno deciso di reagire riconvertendo i classici praticelli che circondano le case negli Stati Uniti in coltivazioni personali di grano.
Acquistano un sacco di sementi e le piantano in maniera spesso artigianale:sono nate piccole industrie familiari di produzione di pane, sia per garantire la sopravvivenza a se stessi che come nuova attività commerciale, più redditizia di quelle tradizionali.
Ora, tutto questo non può che portare a riflettere ancora una volta sulle scelte che gli esseri umani stanno conducendo nel loro rapporto con la vita di questo pianeta.
Quando, tanti anni fa, Dan Evenehema, un anziano Hopi e sua nipote nel regalarmi un sacchetto di grano blu, (il grano mai ibridato che gli Hopi utilizzano da millenni, è in grado di crescere anche nel deserto, praticamente senza bisogno di acqua), mi dissero che uno dei loro compiti è diffondere questo grano nel mondo per aiutare coloro che vorranno sopravvivere quando, secondo la loro profezia, “gli uomini bianchi avranno le dispense piene di soldi invece che di cibo e si accorgeranno di non poterli mangiare”.
Mi ricollego a quanto detto negli articoli precedenti: non si tratta di andare contro natura, non si tratta di pervertire il pianeta, molto probabilmente si tratta di aver fatto e di continuare a fare scelte che possono portare la vita di questo pianeta a diventare sempre meno accogliente e adatta alla sopravvivenza della razza umana.
E ancora una volta, invece di limitarsi a vivere tutto questo come qualcosa di ideologico, interessandosi magari intellettualmente ai protocolli di Kyoto ed alle scelte globali, ognuno è chiamato ad esprimere la propria coerenza con la propria visione della realtà nella modalità in cui utilizza quotidianamente le risorse che il pianeta mette a disposizione.
Per molto, troppo tempo ci sono state discussioni legate ad una visione tutto sommato ideologica dei movimenti ecologisti; ora, si tratta di scegliere quello che si vuole fare di se stessi, della propria vita, e nella relazione con tutte le altre forme viventi che esistono intorno a noi.
Non voglio entrare in discorsi fin troppo ripetuti, anche se spesso in maniera imprecisa, sulla necessità di utilizzare le lampadine a basso consumo e quant'altro.
L'obiettivo di questa rubrica è quello di proporre punti di vista relativi a guarigione e di crescita nel proprio rapporto con la realtà circostante, quindi più che suggerire comportamenti voglio proporre di considerare realmente il punto di vista, su cui sono ritornato più volte negli ultimi tempi, secondo il quale tutti gli esseri viventi di questo pianeta sono fratelli in quanto discendono da un'unica cellula primordiale, (che si sia sviluppata nel profondo dell’oceano o sia stata portata da una cometa o altro è del tutto irrilevante).
Il punto di vista secondo cui ogni azione di ogni essere vivente, che é parte di un organismo più grande, ha profonde conseguenze sul tutto.
È solo una visione perversa quale quella proposta delle culture e religioni patriarcali che ha abituato l’essere umano a considerare la natura come qualcosa a suo servizio, arrivando al punto di sentire anche in Italia, qualche anno fa, quelli che dovevano essere responsabili del Ministero dell'Ambiente, affermare che "i parchi servono ed esistono in funzione dell'essere umano!".
Trasformare questo punto di vista, confrontarsi con la possibilità e con la realtà di essere tutti parte di un'unica pellicola di vita, ognuno con modalità diverse, (nello stesso modo in cui il corpo umano è costituito da una miriade di cellule che si sono divise i compiti che, collaborando tra di loro, danno vita a qualcosa di più vasto), può contribuire a riportare le cose nella giusta prospettiva.
Allora, lavorare su sé stessi, guarire, crescere, trovare un'armonia ed un equilibrio, è molto più che “essere buoni”: è una convenienza per coloro che vogliono sopravvivere sia come individui che come specie.
La vita, il processo evolutivo, passa attraverso la razza umana, passa attraverso la vita su questo pianeta, secondo la fisica quantistica passa anche attraverso questo stesso universo parte di un multiverso più vasto.
Ma ogni essere vivente, coloro che in questo momento stanno leggendo per esempio, nel proprio qui e ora, è protagonista in prima persona delle proprie scelte e della realtà che vuole determinare intorno a sé.
Emergenze come quelle climatiche, come la carenza di cibo troppe volte previste ed annunciate, possono essere un grande aiuto per non rimettersi a dormire seguendo passivamente i modelli culturali proposti dai mass-media, recuperare il proprio ruolo di individui che, nel proprio libero arbitrio sono comunque sempre protagonisti di sé stessi al di là di qualsiasi vittimismo che porta ad attribuire agli altri la causa di ciò che si è, rimandando così, spesso fino alla propria morte, qualunque scelta consapevole.
2 Giugno 2008 - Scrivi un commento
E' vero, questa realtà ci sta ancora tendendo una mano per farci capire che la giusta direzione da prendere è la connessione con l'energia di Madre Terra. Cogliere la bellezza di poter ricavare il proprio nutrimento, coltivando la terra.....ritornando ad "ascoltare".