Volkswagen, BMW e Mercedes: inquinamento a tutto gas!
Una corsa contro il cambiamento climatico. Greenpeace sull’auto dei Flinstones per superare le arretratezze industriali delle case automobilistiche. Un’azione di protesta che ci ripropone un problema irrisolto. Quello delle lobby delle auto.
| | |
di
Giancarlo Simone Destrero
Un’originale manifestazione degli attivisti di Greenpeace è stata organizzata per ricordare come l’industria dell’automobile perseveri sempre di più nella sua irresponsabilità a danno del clima, intrappolata in una “dinamica da dinosauri”.
Il 26 Maggio scorso, infatti, alcuni manifestanti hanno viaggiato sull’auto dei Flinstones (il cartoon de “Gli antenati”) dalla sede dell’ACEA - l’associazione europea dei produttori di auto- al Parlamento europeo, per consegnare una tavola di pietra con i loghi Volkswagen, BMW e Mercedes e il messaggio “auto contro il clima”. Questo per sottolineare, appunto, come l’atteggiamento di queste industrie di fronte all’evidente cambiamento climatico, causato anche dai gas di scarico dei loro prodotti automobilistici, sia di totale indifferenza e menefreghismo, proprio di un’arretratezza mentale da “età della pietra”.
Tutto questo, mentre le emissioni di gas a effetto serra derivanti dal settore dei trasporti, in particolare quello automobilistico, sono in crescita.
L’unione europea, che si propone come leader mondiale nella risposta ai cambiamenti climatici, il prossimo autunno sarà chiamata a votare, tramite il proprio parlamento, sugli standard di efficienza delle automobili. Così,
le lobby delle case automobilistiche stanno facendo pressioni sugli apparati del consiglio dei ministri europeo, per evitare di seguire rigidamente quelle opportune norme restrittive che consentirebbero di raggiungere gli obiettivi di notevole riduzione delle emissioni, auspicati, entro il 2020. Queste lobby hanno sempre adottato comportamenti deprecabili per ottenere i loro scopi. Per esempio,
la tecnica delle “3D”: diniego, dilazione e dominio.
Prima, infatti, hanno sempre tentato di negare che il problema esistesse, poi hanno insistito sull’impegno a titolo volontario delle case automobilistiche, ed infine hanno introdotto concetti favorevoli all’industria automobilistica, sostenendone l’applicazione attraverso
Cars 21 (un gruppo di lavoro all’interno della commissione europea che è risultato essere uno strumento delle lobby –dominato dall’ACEA- e che ha adottato come obiettivo primario la competitività delle industrie automobilistiche europee).
Il risultato più torbido ottenuto da Cars 21 è stato l’”approccio integrato”, un sofisticato sistema di distribuzione di responsabilità tra case automobilistiche, compagnie petrolifere, guidatori e pubbliche autorità, che non fa altro che complicare la situazione e scaricare la colpa su tutti e, quindi, su nessuno, sollevando l’industria delle automobili da alcune sue sostanziali responsabilità.
Nonostante la proposta di revisione della strategia di riduzione delle emissioni – formulata dopo aver preso atto che a nulla funzionava l’impegno volontario delle case automobilistiche- risulti molto indebolita nel dicembre 2007, rispetto al precedente accordo del Febbraio dello stesso anno, causa il lavoro pressante delle lobby, nulla è ancora perduto.
I parlamentari europei ed i ministri possono ancora opporsi alla pressione dell'industria automobilistica. Il prossimo autunno possono votare contro una legislazione debole e sostenere misure in grado di affrontare effettivamente il problema dei cambiamenti climatici. Assolutamente necessario: stabilire come obiettivo la riduzione delle emissioni medie di CO2 per le nuove auto a 120 g/km entro il 2012 e a 80 g/km entro il 2020; stabilire penalità di almeno 150 € per ogni grammo oltre il limite per ogni automobile venduta, invece che i 20 € per grammo da cui iniziano le multe attualmente; una riduzione del peso delle autovetture, fattore che incide notevolmente nel consumo di carburante; stabilire limiti massimi all'emissione di CO2 per ogni automobile, proibendo la produzione di automobili che superino il limite.
Il riscaldamento del pianeta necessita di azioni urgenti, l’Unione Europea non deve fallire per raggiungere quegli obiettivi determinanti di riduzione di gas nocivi. Il termine ultimo è il 2020, prorogare non si può più.
29 Maggio 2008 -
Scrivi un commentoTi � piaciuto questo articolo? Cosa aspetti, iscriviti alla nostra newsletter!