Questo almeno è quanto asserisce David Whitley nel suo libro “The idea of Nature in Disney Animation”. Nella sua recente pubblicazione, infatti, il professore dell’ Università di Cambridge sostiene che i classici della più celebre fabbrica di sogni al mondo ci abbiano trasmesso l’amore per l’ambiente inviandoci messaggi fondamentali sul rapporto uomo-natura.
Al contrario di chi tende a sminuire la grandezza dei cartoon della Disney considerandoli scontati ed oltremodo mielosi, il docente britannico assegna a questi, da “Biancaneve e i sette nani” fino a “Alla ricerca di Nemo”, il merito di aver notevolmente contribuito alla nostra educazione ambientale.
Ricordate la commovente sequenza di “Bambi” in cui la mamma del piccolo viene uccisa dai cacciatori? Secondo l’analisi di Whitley, da quella precisa scena è nato l’ambientalismo. Un’affermazione azzardata? Può darsi. Ad ogni modo, lo scrittore spiega che, nel 1942, i gruppi a favore della caccia si spaventarono a tal punto da protestare contro il film d’animazione in cui il tema della conservazione è centrale. Le considerazioni dello studioso non si limitano tuttavia all’assegnazione della paternità dell’ecologia al cerbiatto dagli occhioni dolci.
Il libro analizza due periodi della storia della multinazionale: quello compreso tra il 1937 e il 1967, in cui a guidare la compagnia era il fondatore Walt Disney, e lo spazio di tempo tra il 1984 ed il 2005, che vede al vertice Michael Eisner.
Secondo il professor Whitley, epoche, presidenti e film diversi hanno espresso in modo differente una particolare attenzione per l’ambiente, fortemente avvertita da entrambi i mostri sacri dell’azienda.
Walt Disney, nato da una famiglia di origini modeste, trascorse buona parte dell’infanzia nel Missouri e proprio in questo periodo, probabilmente, iniziò ad osservare gli animali e ad immaginarne gli ideali rapporti con il comportamento umano.
Nei film realizzati da Walt Disney, quindi,“i simpatici animali hanno incoraggiato generazioni di bambini ad allearsi con la natura e a proteggerla”.
Durante il “Disney revival”, il presidente Michael Eisner ha arricchito la produzione disneyana di nuovi racconti che, a differenza di quelli firmati dal fondatore, ci suggeriscono l’idea di una possibile coesistenza tra umani e animali. “Il libro della giungla”, “il Re Leone” e “Alla Ricerca di Nemo” ci presentano, infatti, atmosfere esotiche in cui il rapporto dell’uomo con il mondo naturale appare più armonioso.
Insomma, David Whitley non ha dubbi: la produzione disneyana, dalle origini ad oggi, è intrisa di forti messaggi ecologici.
Ciò, secondo l’autore, è un dato assolutamente rilevante considerato che “l’arte popolare può spesso plasmare più di quanto pensiamo i nostri sentimenti e le nostre idee su certi temi”.
Verrebbe da chiedersi, a questo punto, come mai le stesse generazioni cresciute guardando i film d’animazione della Disney anziché tutelare il pianeta l’abbiano condotto sull’orlo del collasso.
Probabilmente la magia Disney non è riuscita ad incantarci quanto i bombardanti spot pubblicitari che ci hanno persuaso a seguire uno stile di vita tutt’altro che ecologico.
E così, nella nostra mente, l’immagine del tenero Bambi, orfano a causa dei cacciatori, è stata sommersa da milioni di hamburgers…
Eppure altro ancora si aggiunge ad infrangere la magia: la Disney stessa che, mentre ci mostrava nelle favole boschi incantati, nella realtà distruggeva le foreste per costruire Disneyworld ed altri grandi parchi a tema...
10 Aprile 2008 - Scrivi un commento