La capacità degli Enti locali di gestire in modo efficiente le problematiche enormi che questa emergenza apre, con i Bilanci di tutte le Pubbliche Amministrazioni ridotti all’osso da anni di politiche miopi e fallimentari, è oggi seriamente compromessa.
Nel futuro, come in passato, nessuna iniziativa concreta per sostenere gli investimenti dei Comuni in settori strategici come scuole e trasporto locale, nessuna risposta per l’allentamento dei tremendi vincoli del Patto di stabilità, nessuna disponibilità a cooperare nella lotta all’evasione fiscale, nessun supporto ai servizi sociali, per i giovani, gli anziani e le famiglie; e questo mentre si regalano centinaia di milioni di euro a Comuni, privilegiati per pure ragioni ideologiche, che rischiavano la bancarotta per mala-gestione e sprechi di denaro pubblico semplicemente scandalosi.
Altro che meritocrazia e federalismo, qui il metodo è sempre lo stesso: si punisce chi ha rispettato la legge anche a prezzo di sacrifici e si premia chi, con l’uso sistematico dello sperpero e di ogni sorta di favoritismo, ha contribuito a creare clientele per il voto di scambio; il vero fine ultimo, per questa disgraziata classe dirigente, del governo della cosa pubblica.
Nemmeno i modesti impegni assunti, del resto, sono stati rispettati: le promesse fatte a suo tempo sul recupero dell’ICI stanno diventando incubi, con i milioni di euro che il Governo si era impegnato a provvedere e che, invece, non arriveranno mai; e questa è la mossa finale nella manovra che obbliga gli Enti locali a consentire alla privatizzazione dei servizi essenziali, la quale finirà di vuotare le tasche dei cittadini, con aumenti incontrollabili delle tariffe, e riempirà quelle dei soliti noti regalando loro la gestione di pezzi non rimpiazzabili del patrimonio locale, a partire dai beni comuni.
Il collante di tutta questa drammatica situazione non è altro, infine, che la paura. La paura, in superficie esorcizzata, ma regolarmente e scientemente alimentata a tutti i livelli di potere: i vari “pacchetti sicurezza”, che pretendono di aver “fortificato” le nostre città inducendole a rinunciare per sempre a forme autentiche di inclusione e politiche di accoglienza, finiscono in realtà per mostrare solo il ridicolo lato duro, razzista e pericolosamente esclusivo della crisi, che qui si trasforma in crisi di identità per una società formata all’insegna della convivialità e della tolleranza che, d’improvviso, proprio nel suo confronto con il diverso (sia esso povero o migrante, omosessuale o in qualunque modo “altro”) stenta a riconoscere se stessa.
Una risposta seria richiede di necessità un taglio netto rispetto a tutto il modo fasullo e pretenzioso, fino ad ora imperante, di intendere e praticare la politica, di governare l’economia, di interagire con la società e di ascoltare e promuovere la cultura. E richiede di essere articolata contemporaneamente su due piani: uno, più generale, riguardante la messa in questione dei presunti imperativi dello “sviluppo”, che di imperativo hanno solo l’esser propagandati da un potere intransigente e ottuso che non ammette obiezioni salvo querela; l’altro, quello delle misure concrete a breve, medio e lungo termine per il risanamento – non semplicemente finanziario del Paese:
• promuovere adeguate politiche del lavoro adeguate e mirate, e allargare lo spettro di applicazione degli ammortizzatori sociali a tutti i lavoratori, da quelli delle piccole e medie imprese ai co.co.pro e agli interinali;
• promuovere, in sostituzione di quello retorico e inservibile delle “grandi opere”, un piano nazionale di “piccole opere” ambientali e sociali, attraverso una serie di interventi legati ai lavori pubblici nel campo energetico, della mobilità, del riassetto del territorio;
• promuovere un rilancio ed un allargamento significativo delle politiche di welfare;
• sostenere il sistema delle imprese attraverso politiche di incentivazione nel campo dell’innovazione e della ricerca, nonché di sostegno all’accesso al credito;
• arginare il crescente impoverimento del Paese e rilanciare la domanda interna sostenendo in modo concreto (e non con improponibili discriminazioni salariali) il potere d’acquisto dei lavoratori, delle famiglie e dei disoccupati.
Proposte queste, emerse dal lavoro comune nel recente Forum promosso a Cernobbio da “Sbilanciamoci!”, che sole ci sembrano poter imprimere una spinta nella giusta direzione per far veramente ripartire il Paese: un Paese che, con i suoi governanti troppo presi da beghe personali per potersene occupare seriamente, appare sempre più in ginocchio; ma che, secondo noi, ha proprio nei Municipi, nelle comunità locali e nei loro rappresentanti, la forza e la volontà necessarie a rialzarsi.
Luigi Merli – Sindaco di Grottammare
Presidente della Rete del Nuovo Municipio
Luca Fioretti - Sindaco di Monsano
Presidente Associazione Comuni Virtuosi
Domenico Finiguerra – Sindaco di Cassinetta di Lugagnano
Rete Comuni Solidali, Campagna Stop al Consumo di Territorio
Marco Boschini – Coordinatore Rete dei Comuni Virtuosi/ Assessore al Comune di Colorno
Maria Teresa Silvestrini, consigliera comunale Comune di Torino.
Anna Paola Peratoner – Consigliere Comunale Comune di Udine
Mario Agostinelli – Consigliere Regionale della Lombardia
Chiara Lesmo – Assessore ai Servizi Sociali Comune di Novate Milanese
Simone Ferretti - Assessore Comune di Grosseto
Cristian Pardossi – Assessore all’Urbanistica del Comune di Castelfranco di Sotto (Pisa)
Roberto Imperiali – Presidente di Associazione AmbienteScienze
Michele Bianchi – Assessore Comune di Rosignano
Giorgio Ferraresi – Polimi/ esecutivo ARNM
Roberto Brambilla – Consigliere Comunale Concorezzo
Mauro Sonzini – Servizi e progetti specializzati in turismo, sport e cultura Coazze (TO)
Salvatore Amura – Assessore al Bilancio e Finanze Comune di Canegrate
Alessio Ciacci – Assessore Ambiente Comune di Capannori
Per adesioni scrivere a:
segreteriarnm@katamail.com
comunicazione@nuovomunicipio.org
20 Ottobre 2009 - Scrivi un commento