“I figli pescano nell’armadio del padre, i nipoti in quello del nonno, i tailleur passano da suocera a nuora. C’è tutto un lavoro di rimesse a modello, ritocchi, e saccheggi nei cassetti dimenticati. Sono sempre di più le persone che vengono in sartoria per rimodernare vestiti conservati da anni e mai più indossati” – racconta Pino Peluso, sarto napoletano da quattro generazioni –. “Negli Anni 60, si andava dal sarto proprio perché i vestiti erano cuciti e pensati per essere allungati, allargati, accorciati. Oggi anche i più giovani, soprattutto le donne, portano abiti conservati come gioielli da nonne e mamme chiedendoli più corti, ma lasciandoli classici. C’è chi lo riporta anche tre volte”.
In un’epoca di produzione seriale e di crisi, l’abito di sartoria rivisitato diventa un vero e proprio cult, un unicum di fantasia creativa, abilità tecnica e gusto estetico.
“Si sta riscoprendo quello che signori di grande eleganza hanno sempre fatto: chiedere al proprio sarto di sistemare abiti alla pagé. Chi indossava vestiti troppo nuovi era visto con un certo disgusto nei veri salotti”. – continua Peluso – “A volte basta ridare forma ad un gessato grigio e marrone per renderlo ancora attuale, o procurare un bottone perduto e lucidarlo, togliere un’ imbottitura dalle spalle, stringere un paio di pantaloni del nonno dal taglio rigonfio, il famoso buggy style di moda mezzo secolo fa. Tra le donne c’è chi riadatta il vestito da sposa o rimette a posto una pelliccia di zibellino o chi sceglie capi vintage negli armadi di famiglia per farli rimodellare secondo uno stile un po’ etnico o accorciandoli drasticamente”.
Un ritocco intelligente qui e uno lì, e il vostro armadio sarà sempre alla moda. Parola di Pino Peluso.
Enciclopedia delle Tecniche di Sartoria
Un manuale completo di tecniche sartoriali per confezionare abiti, sia utilizzando i cartamodelli sia... Continua... |
Ma forse questo post vale per le sciure con gli abitini firmati vintage...
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