La decisione interessa 26 tipi di prodotti: albicocche, carciofi, asparagi, melanzane, fagioli, carote, cavolfiori, ciliegie, zucchine, cetrioli, funghi coltivati, aglio, nocciole in guscio, cavoli cappucci, porri, meloni, cipolle, piselli, prugne, spinaci, e cocomeri.
Esclusi dal provvedimento invece mele, pere, agrumi, fragole, kiwi, pesche, insalate, peperoni, uva da tavola e pomodori: questi prodotti continueranno a sottostare alle vecchie norme, anche se i singoli Paesi potranno liberalizzarne la vendita se destinati alla trasformazione.
L'Europa, insomma, ha deciso di eliminare adempimenti burocratici inutili e costosi, oltre che arbitrari e spesso assurdi (chi decide che un carciofo non può avere il gambo più lungo di 10cm?). Ora è lasciata ai vari Paesi la facoltà di autorizzare la vendita di prodotti ortofrutticoli. Ma ad animare questa decisione c'è stata anche la consapevolezza della crisi economica che stiamo attraversando, e la volontà di “permettere ai consumatori di scegliere fra la più vasta gamma possibile di prodotti. È assurdo buttar via prodotti perfettamente commestibili semplicemente perché non hanno una forma perfetta”: questo ha dichiarato Marianne Fischer Boel, Commissario per l'agricoltura e lo sviluppo rurale dell'UE.
Tutti contenti, quindi? Sembra di no.
Coldiretti esprime preoccupazione per la possibilità che qualcuno possa comportarsi disonestamente, e mettere in vendita a prezzi ugualmente elevati dei prodotti che prima non entravano nemmeno sul mercato. E insieme ad Adiconsum teme che ci possa essere un'invasione di frutta e verdura dei Paesi dell'Est, a danno dei produttori italiani.
Dal lato opposto, alcuni lamentano che la nuova normativa UE sia ancora troppo limitata, in quanto esclude dei prodotti che, di fatto, rappresentano il 75% del mercato ortofrutticolo. La messa in vendita di prodotti di grandezze e forme diverse, inoltre, potrebbe comportare il moltiplicarsi di etichette e imballaggi diversificati, più difficili da stoccare e smaltire.
Già, proprio il consumatore: che dovrebbe farsi sempre più consapevole, informarsi sulla provenienza degli ortaggi che compra, e vigilare su eventuali speculazioni. Nell'ultimo caso, darà una mano l'Unione Nazionale Consumatori, che terrà d'occhio i prezzi e ci invita a guardare con favore alle nuove regole europee.
Non dovremmo temere la concorrenza dei Paesi extraeuropei se si diffondesse la mentalità della spesa a chilometro zero e della preferenza per il biologico e il piccolo produttore locale – che molto spesso non aveva i mezzi e per portare sul mercato frutta e verdura adempienti alle vecchie regole. Scelte che non si fanno certo solo per sciovinismo, ma per creare un impatto ecologicamente positivo su tutta la filiera produttiva.
Insomma, l'UE ci dà una libertà in più: ora sta a noi trarne tutti i vantaggi.
Schiavi del Supermercato
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