Si tratta di una problematica per nulla di poco conto, per affrontare la quale da tempo si svolgono ricerche e si cercano soluzioni. Da qualche anno è ormai proibito in molti paesi (tra cui l’Italia) l’incenerimento dei pneumatici, ma anche il loro abbandono in discariche a cielo aperto, come del resto il seppellimento. Si è infatti appurato che ad essere altamente tossici sono non solo i gas emessi per combustione, ma anche le sostanze che possono essere rilasciate nel suolo in seguito a parziale decomposizione della gomma (soprattutto in terreni umidi).
Attraverso molteplici processi è possibile trattare i pneumatici di scarto al fine di reimpiegarne il materiale per scopi vari.
Mediante pirolisi si possono separare alcuni componenti originari, quali carbonio, metalli (per lo più acciaio), gas vari ed oli artificiali: essi sono poi riuniti in miscele per la produzione di nuovi pneumatici o materiali termoplastici, con cui si fabbricano cavi speciali.
Molto comune è anche la frantumazione (e successivo parziale setacciamento) dello pneumatico, al fine di produrre granulati o polveri con cui realizzare materiali da riempimento, miscele bituminose o cementizie e termoplastiche.
Ognuna di queste soluzioni prevede, però, il trattamento dei pneumatici in processi costosi che comportano un certo dispendio di energia ed emissione di gas serra, visto che si tratta di lavorazioni chimico-industriali. In tal caso si parla infatti di “riciclo”. Ma l’obiettivo più ambito, per il minor impatto ambientale, è sempre il “riuso”.
Una nuova proposta, a tal proposito, giunge ora da un’azienda di New York, la quale ha pensato di trasformare i pneumatici in materiale da costruzione e rivestimento, senza riprocessare la gomma, bensì semplicemente facendola a fette. In pratica, le parti laterali dei pneumatici vengono tagliate ed unite per formare lunghe strisce. Queste poi sono avvolte insieme, molto serratamente, in configurazione a spirale, in modo da costituire un robusto nucleo centrale di (quasi) qualunque diametro e lunghezza. A seguire tale avvolgimento viene ricoperto di uno strato di fibra di vetro che lo rende rigido.
Da questo processo nasce Tire Log, articolo brevettato dall’azienda “Re-Tread Products Inc.”.
Così realizzato, il nucleo di gomma (e fili di acciaio, presenti nello pneumatico) rappresenta un modulo da costruzione dotato di ottime proprietà strutturali: esso è estremamente resistente ma allo stesso tempo flessibile. Ciò gli consente di essere impiegato come materiale per fabbricare strutture che debbano resistere ad eventi atmosferici violenti, come terremoti, alluvioni, frane.
“Devi pensare qualcosa di differente per fare la differenza” è lo slogan dell’azienda.
L’idea è senza dubbio originale ed interessante e le prospettive appaiono ampie. Proprio per sviluppare e incrementare la produzione, l’azienda ha chiesto una sovvenzione federale.
Vale la pena di sottolineare che lo pneumatico non viene recuperato integralmente, in quanto ad essere tagliata a fette è la parte più esterna. Senza dubbio però il fatto che la gomma recuperata non subisca trattamenti complessi comporta una significativa riduzione di spesa ed emissioni nocive e dannose per l’ozono, nonché risparmio di energia.
Se la produzione di tali materiali da costruzione si rivelerà vantaggioso, si potrà auspicare di veder sparire le montagne di pneumatici abbandonati anche in vari paesi del sud del mondo, dove purtroppo normative meno stringenti non impediscono la discarica a cielo aperto e spesso l’incenerimento di tali materiali di scarto. Per altro in molti casi sarebbero proprio tali paesi a potersi giovare dell’impiego di materiali speciali, particolarmente resistenti a violenti fenomeni naturali.
A margine di tutto ciò, comunque, ci si accorge di dover aggiungere un altro buon motivo ai tanti per cui sarebbe il caso di lasciare il più possibile l’auto in garage; per mantenere elevate le prestazioni, ma soprattutto la sicurezza delle nostre vetture è, infatti, necessario cambiare con una certa frequenza i pneumatici. Senza dubbio sarebbe meglio cambiare più spesso scarpe (con suole riciclate, preferibilmente).
21 Giugno 2009 - Scrivi un commento
potresti vivere in mezzo a una discarica di copertoni senza effetti coolaterali.
Guardati le cose che fa Reynolds con le Eartships.
sono dei lavori super interessanti.