Il festival della canzone italiana si è ufficialmente concluso. Per fortuna, o purtroppo. Dipende dai punti di vista. Nella serata di ieri si sono assegnati tutti i premi. Ma al di là della musica, Sanremo è come sempre un grande spettacolo, in cui il vero protagonista è lo show biz e dopottuto l’imperativo è sempre lo stesso: fare auditel.
A dire il vero, quest’anno la musica non è nemmeno stata così male. C’erano personaggi di qualità, come l’ottuagenario Enrico Arigliano o Nicky Nicolai e Stefano Di Battista Jazz Quarter che hanno portato sul palco dell’Ariston generi forse poco noti al grande pubblico che solitamente segue Sanremo. Oppure come le Vibrazioni e Francesco Renga, personaggi carismatici dalle grandi doti vocali molto amati dai più giovani. Ma con Sanremo la musica, in verità, ha poco a che fare. Perché Sanremo è spettacolo, intrattenimento; è soprattutto chi lo fa (nel senso di chi lo conduce), le sue scelte e gli ospiti invitati ad attirare l’attenzione. La musica è solo un piacevole contorno.
E quest’anno gli autori e il direttore artistico, Paolo Bonolis, non possono che essere soddisfatti. Sono riusciti a mettere in scena uno show che ha convinto, se non proprio tutti, almeno la stragrande maggioranza. A cominciare dal pubblico, sempre numerosissimo nell’arco delle cinque serate. Sarà perché Mediaset non ha proposto una vera contro-programmazione sarà perché, dopotutto e nonostante le critiche, Sanremo piace, fatto sta che il festival di Bonolis è stato un festival da record.
Pare che il conduttore romano sia una specie di re Mida: capace di trasformare in oro tutto quello che tocca. E grazie al suo magico tocco, ha resuscitato una kermesse che negli ultimi anni versava in una crisi impietosa. Con la sua parlantina logorroica, il suo modo di fare da ragazzone della porta accanto, Bonolis è capace di toccare le corde giuste e di penetrare lo schermo fin nelle nostre case. Sebbene tenda a eccedere un po’ di buonismo, il buon Paolo piace. E le sue scelte si sono alla fine rivelati efficaci.
Bonolis ha vinto. Giocando con ospiti nazionali come Michel Bublé o Will Smith, eclettici e simpatici, invitando personaggi discussi come Mike Tyson, capace di attirare tutti i riflettori sul festival. Un po’ meno azzeccata la scelta di Hugh Grant, tanto simpatico sullo schermo cinematografico quanto inamidato sul palco dell’Ariston, così come non si capisce bene il ruolo dei cosiddetti opinionisti, che di opinioni, pare, non è che ne avessero poi tante.
Ma Bonolis ha indubbiamente vinto. Nella scelta di parlare di temi importanti come la guerra civile in Sudan, così grave e così sconosciuta, e di non dimenticare i grandi e tragici fatti accaduti in Italia durante i giorni del festival.
Ha vinto anche nella scelta delle vallette. La solare Antonella Clerici da un lato, più che valletta una co-conduttrice, capace di prendersi in giro e di suscitare simpatia nei telespettatori, e la bella di turno, l’italiana Federica Felini che, se non ci è, ha saputo giocare benissimo a quella che ci fa.
Bonolis è stato il vero protagonista. Gli altri, i vincitori dei premi musicali, erano solo delle comparse. E a chi storcesse il naso di fronte a questo, ci sarebbe da ricordare che Sanremo è un grande spettacolo televisivo, che, come tale, deve appassionare e ammaliare il pubblico. La musica, quella vera, è roba da concerti, da radio, da sale musicali. Ma, dopotutto, Bonolis non ha perso nemmeno in questo. Tanto per cominciare è riuscito ad attirare sul palco della città dei fiori Vasco Rossi, che da più di vent’anni a Sanremo non ci metteva piede, poi ha duettato con personaggi di tutto rispetto come Micheal Bublé. Sanremo non è, ormai, sinonimo di musica, ma c’è da dire che la musica qui non è mancata.
E allora tutto bene? Per Bonolis certamente sì. Per tutti gli altri si vedrà. Certo non troppo bene è andata ai giovani, che sono stati per la maggior parte del tempo relegati a orari impossibili. Né per chi amava le polemiche un po’ aspre e ironiche del dopo-festival: i critici seduti sul palco dell’Ariston avevano poche idee e tutte positive. Ed è mancato il solito personaggio stravagante, quello che ci si diverte a criticare per come è vestito (ve lo ricordate il perizoma di Anna Oxa di qualche Sanremo fa?) o per come si atteggia (il pancione finto di Loredana Berté suscita ancora sensazioni dopo tutti questi anni)… È mancato, insomma, qualcosa di cui sparlare.
E dunque Paolo Bonolis ha vinto, anche se a tratti chi soffre di diabete avrebbe fatto bene a cambiare canale, tanto era buonissimo, anche se, come è naturale, le critiche dagli addetti ai lavori non sono mancate. Ma il pubblico ha deciso. Il vero vincitore della 55° edizione del festival della canzone italiana è senza dubbio lui.
La classifica
Vincitore categoria uomini: Francesco Renga
Vincitore categoria donne: Antonella Ruggiero
Vincitore categoria classic: Toto Cutugno e Annalisa Minetti
Vincitore categoria gruppi: Nicky Nicolai e Stefano Di Battista Jazz Quartet
Vincitore categoria giovani: Laura Bono
Premio Associazione fonografici italiani: Enrico Boccadoro
Premio della critica Mia Martini: Nicola Arigliano primo posto, Antonella Ruggiero secondo posto, Francesco Renga terzo posto
Premio dei giornalisti di radio e tv private: exaequo Negramano e Francesco Renga
Vincitore del festival di Sanremo: Francesco Renga primo posto, Toto Cutugno e Annalisa Minetti secondo posto, Antonella Ruggiero terzo posto
Capire, criticare, divertirsi, non assuefarsi è benessere
|