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UNA SPORCA STORIA
LUIS SEPULVEDA

L’ultima raccolta di testi brevi dello scrittore cileno, pur distinguendosi dalle precedenti per una più decisa attenzione all’attualità politica internazionale, trova le sue pagine più emozionanti nei ricordi autobiografici

Gianluca Traini

Chi di noi non ha mai tenuto un piccolo quaderno di appunti, un taccuino dentro il quale riversare i propri dubbi, le proprie illusioni, le proprie speranze? Quando a tenere questi quaderni sono degli scrittori affermati è quasi sicuro che essi diventeranno prima o poi dei libri. Così è accaduto anche con l’ultima opera dello scrittore cileno Luis Sepulveda, Una sporca storia, edita da Guanda e tradotta in italiano da Ilide Carmignani.

Una Sporca storia è, come precisa nel primo breve appunto lo stesso Sepulveda, una raccolta di testi vari, tutti tratti dalle tre moleskine da lui finite tra il gennaio 2002 e il marzo 2004. Da sempre autore di libri costruiti raccogliendo brevi testi incentrati sui luoghi o i personaggi a lui più congeniali (Patagonia Express, Le rose di Atacama), Sepulveda in questa sua ultima raccolta vira più decisamente rispetto alle precedenti verso i temi caldi dell’attualità internazionale, dalla guerra in Iraq al conflitto israelo - palestinese, passando per le catastrofi ecologiche che affliggono periodicamente il nostro pianeta, come nel caso del naufragio al largo delle coste del Mediterraneo della Prestigi, nave che abusivamente trasportava materiale altamente inquinante.

Ma, nonostante la sincera passione politica che anima Sepulveda e che lo porta a mettere in ridicolo la faccia da “tormentato intellettuale texano” di George W.Bush, o le azioni complici dei suoi sodali europei, da Blair a Aznar per finire con il nostro Silvio Berlusconi, si sente però alla fine della lettura di questo libro di trattenere nella nostra memoria piuttosto che le pagine suggerite dai fatti pubblici, quelle nate da occasioni private che hanno visto lo scrittore cileno protagonista in prima persona, come nel caso dei brani francamente autobiografici, e in buona parte ripresi dal libro intervista Raccontare, resistere, Infanzia e La volontà di scrivere; o come nel caso di quello che è sicuramente il testo più emozionante dell’intera raccolta, quel Breve storia di un uomo degno in cui Sepulveda, ormai giunto a festeggiare da sopravvissuto il suo cinquantesimo anno di età, ricorda con affetto e calda umanità un suo caro amico, Sergio Leiva, caduto combattendo la dittatura cilena.

Viene voglia di dire dopo aver terminato Una sporca storia che Sepulveda riesce a parlare più incisivamente dell’11 settembre del 2001 quando si riferisce al suo personale 11 settembre, quel 11 settembre del 1973 in cui avvenne il golpe militare fascista che assassinò per sempre la democrazia cilena del presidente Salvador Allende. Partendo da questa “data maledetta”, diventata per Sepulveda “come una lapide che un paese, gli Stati Uniti, ha posato sulla mia gioventù e su migliaia di altri come me”, il racconto dell’autore cileno riesce ad essere forte indignazione politica e morale, come nel testo che dà il titolo alla raccolta, Una sporca storia appunto, in cui si ricostruisce la scomparsa di Carmelo Soria, un diplomatico spagnolo che lavorava per l’Onu nel Cile della dittatura, e che per il suo impegno umanitario a favore delle vittime degli organi repressivi venne fatto arrestare e scomparire dalla polizia militare con l’appoggio di agenti della Cia, a ribadire, ieri come oggi, il ruolo fuori legge e prepotente degli Stati Uniti nelle vicende internazionali .



(29/08/2005) - SCRIVI ALL'AUTORE


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