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Dando un rapido sguardo alla sezione “ORIZZONTI” ritroviamo il belga Fontayne, regista dell’intrigante “La liason pornographique”, che ha presentato un film non degno di particolare nota “LA FEMME DE GILLES”, scontata storia di follia amorosa ambientata in un piccolo paese negli anni ’50.

Coraggioso e molto severo il documentario del finlandese Pirjo Honkasalo che ci ricorda in tre capitoli appunto “MELANCHOLIAN KOLME HUONETTA – 3 STATI DELLA MELANCONIA” il crudele destino dei bambini orfani russi e ceceni. Senza alcuna differenza questi bambini trasformati in adulti troppo presto sono stati derubati dell’infanzia, quella che dovrebbe essere la stagione della vita più serena e felice.

Per chiudere questa sezione non dimentichiamo l’argentino “UN MUNDO MENOS PEOR” di Alejandro Agresti, che invita ad una riflessione sull’influenza continua della tragedia politica di questo paese sulla vita e i sentimenti delle persone.

“LE GRAND VOYAGE” del Marocchino Ismael Ferrouki e presentato nella “Settimana Internazionale della Critica” è un piccolo-grande film che racconta il lungo viaggio da Marsiglia a Istanbul in macchina di Mustafà, anziano marocchino prossimo alla morte, e Reda il figlio ormai ben inserito nella comunità francese verso la Mecca. Dopo i primi contrasti i due si capiranno e, una volta giunti alla meta, Reda comprenderà fino in fondo il significato di questa avventura. Nella stessa sezione segnaliamo un film che forse non troverà distributori il francese “LES LIENS-I LEGAMI” un melò con finale tragico.

Speriamo di vederlo nelle sale e non solo nei circuiti d’essai l’italiano “NEMMENO IL DESTINO” di Daniele Gaglianone, dallo stile inconfondibile; un viaggio attraverso il tormento esistenziale dell’adolescenza alla periferia di Torino. Gaglianone, già autore del memorabile “I nostri anni”, tratteggia sapientemente le figure di tre amici il cui destino è loro malgrado già segnato da situazioni famigliari devastanti. Efficacissimo il parallelo tra il fiume che, luogo fondante dell’amicizia, si contrappone alla scuola, una sorta di gabbia dove i ragazzi- non solo i tre protagonisti- trascinano stancamente le loro esistenze. Commovente il finale con la fuga liberatoria tra le montagne, l’ultimo estremo tentativo per ricordare al mondo la propria presenza.




(12/10/2004) - SCRIVI ALL'AUTORE


Amare l'arte è benessere

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