La prima assoluta dell’opera fu al San Carlo di Napoli il 5 marzo del 1818, con non pochi problemi visto che ebbe il nullaosta per essere rappresentata in tempo di quaresima soltanto in quanto opera sacra. Tutti gli altri teatri erano chiusi, ed il San Carlo si gremì per un’opera sostanzialmente diversa da tutte le altre del suo tempo. Né seria né buffa, prende il nome di azione tragico-sacrale, come intitolerà Wagner il suo Parsifal, handlung, con il sottotitolo di azione scenico-sacrale. Rossini si è quindi concesso di uscire dai registri dell’epoca e dai suoi modelli formali in particolare quando dovette introdurre sulla scena l’elemento del mare, che si rivelò involontariamente farsesco nel secondo atto, quando la piaga si scatena. La difficoltà insita in un palcoscenico nel dare forma al mare mutò in ridicolo parte della scena con i macchinisti di allora intenti a dare l’impressione del movimento agitando delle stoffe, ora da una parte, ora dall’altra del palcoscenico. La prima si risolse in uno scoppio di ilarità che i cugini d’oltralpe non avevano suscitato, appartenendo ad un’altra tradizione, più lontana dalle illusioni perfettamente ricreate dal teatro italiano e crollate miseramente con la prima di Mosè in Egitto.
Il dramma è incentrato sul cammino di Mosè, vicario di Dio, perseguitato insieme al popolo ebreo dagli egizi che non lo lasciano libero di proseguire il viaggio di fede. La prima piaga che Dio manda al Faraone per convincerlo a liberarli è il buio, ed il Faraone prega Mosè di liberarli. Mosè, agitando la verga, fa cessare le tenebre e torna la luce. Osiride, figlio del Faraone e innamorato segretamente di Elcia, donna ebrea che gli è vietato sposare convince il popolo egizio a ribellarsi per non essere separata dall’amata. La piaga della grandine e dei fulmini si abbatte sugli egizi fino al flagello finale che sommerge gli egizi e libera gli ebrei con il rinchiudersi delle acque del Mar Rosso dietro di loro.
Un tessuto sonoro lungo e composito che ingrandisce e rielabora il dramma produce un flusso continuo e inarrestabile, pienamente sincronico con la messinscena costruendo, nella prima parte dell’opera, un motivo circolare. In questo spettacolo l’orchestra diventa quasi un personaggio con un suo ruolo inscindibile dal progresso del dramma, uno dei tratti più moderni che Rossini ha importato in modo del tutto rivoluzionario prima di Wagner. Il canto declamato, a metà strada tra discorso parlato e canto, caratteristico di Mosè, inchioda poi lo spettatore con la sua possanza, in particolare quando dice: “Eterno, immenso, incomprensibil Dio”.
Il coro, collante di tutta l’opera, dimostra nondimeno l’approfondita conoscenza delle tecniche polifoniche, che Rossini applica con perfezione. Un’opera completa che viene presentata in questa versione in una sintesi scenicamente postmoderna, e con un direttore giovane e di tutto rilievo, Antonino Fogliani. Alla regia il direttore artistico del Teatro di Sassari e critico musicale Marco Spada.
Mosè in Egitto: Azione tragica in tre atti dalla tragedia Osiride di Francesco Ulisse Ringhieri. Musica: Gioachino Rossini. Direttore: Antonino Fogliani; Regia Marco Spada. Interpreti: Michele Pertusi/Randal Turner (Faraone); Giorgio Surian/Alessandro Guerzoni (Mosè); Lawrence Brownlee/Filippo Adami (Osiride); Anna Rita Talento (Elcia). Orchestra e Coro del Teatro dell’Opera. Allestimento dell’Ente Concerti Marialisa de Carolis di Sassari.
INFO
Mosè in Egitto
Teatro dell’Opera di Roma
Prima rappresentazione: 27 novembre
Repliche: fino all’2 dicembre
Biglietti da 17 a 130 euro
Piazza Beniamino Gigli 7
Tel. 06-481601
Fax 06-4881253
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