Non è inusuale pensare alla musica come un pensiero universale, una forma di comunicazione che, attraverso le epoche e le mode, passi illesa per parlare all'orecchio dell'ascoltatore attento e sofisticato che colga il senso proprio di quel messaggio.
Nietzsche fornisce, al contrario, una visione della musica come figlia della propria epoca: un linguaggio che risponde al sentimento che una singola epoca porta in sé come legge interna e transitoria. Un linguaggio non comprensibile a tutti, perciò, ma specifico, le cui chiavi di lettura appartengono solo ed esclusivamente al tempo ed allo spazio in cui nascono.
Come Mozart rispose, con le sue note, alla politica di Luigi quattordicesimo e all'arte di Lorrain, così Beethoven cantò il diciottesimo secolo ed i suoi ideali infranti, la sua felicità fugace.
Wagner, emblema di questa dissertazione intorno alla musica, si appropriò delle antiche saghe nazionali per nobilitare e dominare - allo stesso tempo - gli déi e gli eroi della tradizione germanica per dar loro nuova vita e splendore sublimandoli con la tradizione cristiano-medievale: questi elementi, carichi di simboli, sono lo spirito della musica wagneriana che conduce la propria personalissima battaglia contro gli ultimi stralci di illuminismo e contro, pure, gli entusiasmi della rivoluzione francese e della freddezza anglo-americana nella trasformazione dello stato e della società.
Non è difficile, in quest'ottica, credere che la musica possa essere incomprensibile e cadere nel dimenticatoio delle epoche future, soppiantata da nuove musiche, da nuove figlie di epoche diverse: "così - scrive Nietzsche - questo decennio di guerre nazionali, di martirio ultramondano e di inquietudine socialista può anche, nelle sue ripercussioni più sottili, portate l'arte suddetta ad una gloria improvvisa - senza con questo garantirle che essa avrà un futuro".
E' chiaro che per l'autore la musica non rappresenta il futuro delle forme di comunicazione ma è, bensì, destinata a sparire - coperta da ragnatele ed oblio, poiché la sua durevolezza e la memoria del valore che assume è ben presto dimenticato al cambiare dei contesti, delle mode, della storia. I frutti della musica si fanno presto insipidi e sono ben meno duraturi di quelli dell'arte fiigurativa, senza parlare poi di quelli eterni ed immutabili dell'albero della conoscenza: "fra tutti i prodotti del senso artistico umano, i più durevoli e resistenti sono infatti i pensieri".
Conoscere la forza della musica è benessere
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