Un pubblico di guardoni
Cosa davvero interessi al pubblico del reality, è difficile dirlo. I fatti, però, dimostrano che qualcosa deve pur esserci se gli spettatori sono milioni in tutto il mondo e si moltiplicano i format.
Forse un pizzico di sadismo quasi innato rende i reality show, anche e soprattutto i più cattivi, affascinanti all’occhio del telespettatore. Per un attimo si possono lasciare da parte i propri problemi e ci si dedica solo a quelli di qualcun altro, ancora meglio se si tratta di VIP che nell’immaginario collettivo vivono una vita da favola serviti e riveriti. Per un momento c’è qualcuno che sta peggio, e questo, inevitabilmente, dona una sorta di sollievo momentaneo.
O forse è un certo voyerismo che nasce dall’amore per il pettegolezzo e che, in un’epoca in cui la parola privacy sta diventando velocemente un concetto astratto, è diventato sempre più sfacciato.
In ogni caso, per quanti avversati dalla critica, i reality show rappresentano in pieno la TV del momento. Fatta di persone arrivate con niente, giunte sul piccolo schermo senza preparazione e con solo il desiderio di farsi vedere e un ego enorme. Destinata a un pubblico di guardoni e cui piace spiare dal buco della serratura per capire cosa succede in casa d’altri. Una versione moderna, insomma, del vecchio origliare alla porta del vicino. Oggi i nostri vicini si chiamano Taricone, Pasquale, Costantino, Ascanio.
Cosa c’è di vero?
Bisogna crederci? Dobbiamo credere quando dicono che nei reality show è tutto vero? Che niente è falso? La verità è che nulla è vero. Il fatto che non esista un copione prefissato, che le cose accadono senza che nessuno muova i fili dall’alto, non significa che sia tutto vero. I personaggi sono scelti appositamente perché qualcosa accada. Si cerca, magari, persone incompatibili fra loro nella speranza che scatti qualche meccanismo e che succeda qualcosa che coinvolga gli spettatori.
Si propongono prove che attirino l’attenzione di chi guarda. Ma anche nella quotidianità rappresentata nulla è reale.
La televisione dei reality show, infatti, non rispecchia alcuna realtà. Non è né specchio né filtro del quotidiano, come sono (o dovrebbero essere) i documentari o il cinema. La televisione crea la realtà. Crea una sua realtà che è assolutamente e inequivocabilmente televisiva. Crea una realtà simile a quella quotidiana, ma fittizia. Crea personaggi che sembrano simili allo spettatore medio, ma sono in realtà plasmati su modelli fortemente pubblicitari.
I personaggi dei reality show non hanno alcun tipo di competenza. Non sono in televisione in quel dato momento per le loro capacità, non sono al centro dell’attenzione per le abilità personali, gli studi, la gavetta (quando c’è stata). Le telecamere li inquadrano e li seguono soltanto per ciò che mostrano. Ciò che interessa alla televisione del reality non sono le attitudini personali, ma ciò che sta alla superficie della loro personalità e le pulsioni che li faranno reagire in un certo modo a un determinato stimolo.
Per diventare divi da reality non occorrono anni di preparazione e di apprendistato, basta essere lì e lasciarsi trasportare dagli accadimenti, reagire d’istinto. Essere veri, si dice. Ma ne siamo certi che sia quella e quella soltanto la verità di ogni individuo? Che non ci sia nulla di più profondo?
La televisione, insomma, crea un quotidiano fittizio, perché non esiste nella realtà. Crea una realtà che non è reale. Spettacolarizza un quotidiano che, a ben vedere, non esiste. Le telecamere sempre presenti ne sono una prova, così come ne sono prova certe situazioni assurde difficilmente sperimentabili nella routine di tutti i giorni.
La televisione del reality è fortemente lontana dalla realtà. Costruisce una realtà che non ha corrispondenza alcuna nel mondo, costruisce personaggi plasmati sulla pubblicità e sulla moda basandosi solo sulla parte più superficiale.
Non bisogna ingannarsi. Quella del reality è una realtà che non esiste, una finta verità, un reale falso, illusorio, solanto apparente.
Capire, criticare, divertirsi, non assuefarsi è benessere
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